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Pasqua, in Sicilia fede e folklore si mescolano nelle celebrazioni religiose

Ciascuna provincia ha una sua tradizione che si tramanda da secoli. Nel Palermitano sono noti il rito del “ballu di li diavuli” di Prizzi e quello bizantino di Piana degli Albanesi dove le liturgie sono officiate sia in greco che in albanese

Il "ballo dei diavoli" di Prizzi

La Sicilia è una terra famosa per le sue celebrazioni religiose e la Pasqua è una di quelle occasioni in cui fede, spettacolo e folklore si fondono dando vita a diversi appuntamenti, sparsi un po' in tutta l'isola. Ogni provincia ha una sua tradizione che si tramanda da secoli. Processioni dalle più famose a quelle meno conosciute che attirano visitatori da ogni parte d'Italia. A Trapani è diventata ormai celebre la processione dei misteri siciliani, una manifestazione di origine spagnola che ormai è conosciuta oltre i confini della Sicilia. La ricostruzione della via Crucis, composta da ben venti gruppi sacri, ha inizio il venerdì santo e dura per più di 24 ore con una pausa il sabato prima di Pasqua.

Tra i riti più belli e suggestivi, poi, troviamo "U ballu di li diavuli" di Prizzi, festa spettacolare che ha reso molto popolare il paesino in provincia di Palermo. L'evento ha inizio nel primo pomeriggio della domenica di Pasqua e vede la figura della morte, vestita con una tuta gialla e una maschera a forma di teschio, aggirarsi per le strade accompagnate dai diavoli, ovviamente in tuta rossa. Il tutto accompagnato da canti, balli e scherzi.

Anche a Piana degli Albanesi, restando in provincia di Palermo, ha luogo la Pasqua bizantina in occasione della quale si conservano le tradizioni culturali, linguistiche e religiose dell'Albania da più di cinquecento anni. A Piana, inoltre, le liturgie pasquali sono officiate in greco e in albanese seguendo il rito bizantino. Le giovani donne del paese sfilano per le strade indossando splendidi abiti tradizionali ricamati con fili d'oro, che fanno parte del loro corredo nuziale.

Ad Enna, invece, si celebra la processione degli incappucciati, ogni venerdì santo. Circa tremila confrati sfilano in un rito funebre di accompagnamento dei fercoli del Cristo e della Madonna al suono di canti popolari e marce funebri. La Settimana Santa di Caltanissetta è celebre in tutto il mondo perché è gemellata con quella di Siviglia. Le sue celebrazioni durano dal martedì alla domenica. Celebre la sfilata della "Real maestranza", che raggruppa le maestranze locali ed ogni anno è guidata da un capitano, scelto appunto tra le varie maestranze.

A Ragusa e nello specifico a Ispica si svolge una processione molto sentita: la via Crucis inizia alle due del mattino e sfila in processione la statua della Madonna. Si dice che in questa "vara" sia custodito un frammento della vera croce del Cristo, che i fedeli omaggiano di ex voto di cera. Particolare è inoltre la tradizione osservata nella provincia di Siracusa. Noto, infatti, possiede la *santa spina,* che si dice sia una delle vere spine della corona di Gesù, portata qui nel Tredicesimo secolo da un frate francescano. La reliquia è portata in processione il venerdì santo.

E sempre nel siracusano, ma a Sortino, la notte fra il giovedì e il venerdì santo, si accendono dei piccoli falò di rami secchi di mandorlo e agrumi, detti "farati". Questi fuochi vengono accesi via via che la statua del Cristo viene portato in processione percorre le strade del paese. Nel capoluogo siciliano, a Palermo, la sera del venerdì santo, invece, si fa visita ai sepolcri. Gli altari delle chiese, adornati di fiori, ricevono un fiume di gente che percorre il proprio itinerario di fede visitando alcune delle più suggestive chiese del centro storico e non solo. (Fonte: LaPresse)


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