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Trapani, storia di un derby impossibile: dalla Panormus al Palermo

I ragazzi di Boscaglia arrivano al Barbera dopo avere attraversato cinque categorie. Nel 2008 giocavano in Eccellenza, poi la clamorosa scalata che è culminata con la retrocessione dei rosanero. E i granata adesso sognano lo sgambetto...

Mentre Cassani fulmina Buffon e porta in paradiso il Palermo all’ultimo respiro, il Trapani è appena sceso dal pullman, dopo la “lunga” trasferta di Enna. E’ il 6 aprile 2008. Il Palermo batte la Juventus 3-2. La testa dei giocatori granata, invece, è già alla prossima partita, quella con la Panormus. Un derby a suo modo storico. Questione di punti di vista. Sono passati cinque anni. Il Trapani nel frattempo ha ingoiato un po’ di polvere, anzi Petrosino (altra rivale del suo girone di Eccellenza) ma ha bevuto tanto champagne. Quattro promozioni in un lustro, roba da record. E mentre il Palermo batteva Del Piero, a cento chilometri di distanza, qualcuno edificava il sogno. Scalare a poco a poco le pareti del calcio fino a rendere possibile l’impossibile. Passare dal derby con la Folgore Selinunte a quello con il Palermo, che in 5 anni ha fatto in tempo a sfiorare la Champions, per poi tuffarsi nell’inferno della B.

Oltre alla partita, comunque difficile da leggere, il dio del pallone dovrebbe spiegare se un derby come Palermo-Trapani sia un'eccezione destinata alla veloce eclissi oppure è riciclabile anche nelle prossime stagioni senza l’incubo dei soliti fallimenti che in passato con brutale puntualità hanno travolto le favole siciliane. Ma la normalità da queste parti è sempre una pretesa eccessiva, ben più difficile della straordinarietà. Perciò Palermo-Trapani, partita clou della tredicesima giornata di serie B, scavalca il ristretto ambito del confronto regionale ed entra, a pieno titolo, nel campo delle verifiche di un fenomeno alternativo: il derby che unisce due realtà dalla storia completamente opposta, che dopo oltre cent’anni di storia si toccano all’improvviso. A determinarle una serie di eventi difficilmente riprogrammabili.

Mancheranno Hernandez e Mancosu, gli uomini gol. Il piccolo Trapani che sfida il gigante Palermo, ha però il suo vero fuoriclasse in panchina. Si chiama Boscaglia, l’uomo dei sogni. Ma come ogni derby che rispetti, la sfida risentirà anche dell'approccio psicologico: inevitabile che il Trapani abbia motivazioni più forti, ma andranno misurate dentro una situazione di svantaggio. Il Barbera sarà caldo, ma non caldissimo. Lo zoccolo duro del tifo rosanero non ha dimenticato l’accoglienza ricevuta più di due anni fa, in un'amichevole (apparentemente) insipida. Qualcuno poi ricorda i tempi del Palermo della ricostruzione, l'"asilo politico" chiesto dal club rosa con la Favorita inagibile in vista dei mondiali italiani. Alla fine degli anni Ottanta il Palermo veniva a prendere applausi al Provinciale ogni 15 giorni. La storia è cambiata al crepuscolo degli anni Novanta. A dividere le due città c’è anche quel doppio strano gemellaggio, Palermo-Marsala e Trapani-Catania. Amicizie trasversali e simpatie cancellate. Una rivalità annacquata perché c'è consapevolezza delle rispettive dimensioni, direbbe la logica. Falso.

Il Trapani negli anni s'è ribellato al suo destino. Quello cioè di squadra satellite per testare i baby del Palermo, oppure di cimitero dei "dinosauri" rosanero. La storia di Vasari insegna, sbocciato a inizio carriera al Provinciale e tornato (ancora con Arcoleo) a carriera ormai finita. La realtà è che i trapanesi adesso pensano in grande, “vedono” lo sgambetto al Palermo. E siccome un sogno tira l’altro, da sabato sera la mente volerà al 4 dicembre. C’è Inter-Trapani. Il Barbera e poi San Siro. Altro che Selinunte e Petrosino...


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