Calcio

Dal Capo alla Juve, Da Graca: "Nel mio quartiere spaccio e furti, senza il calcio avrei fatto una brutta fine"

L'attaccante palermitano che ha debuttato in bianconero con Pirlo in panchina si racconta: "Qualcuno dei miei amici è morto, altri sono stati arrestati. Ho sempre giocato per strada. La Juventus? All'inizio è stato difficile, volevo tornare nella mia città"

Marco Da Graca

L'infanzia difficile a Palermo, la soddisfazione per il percorso fatto finora, il rapporto col padre. C'è tutto questo nella storia di Marco Cosimo Da Graca, attaccante di scorta della Juventus (impegnato stabilmente con i giovani della Next Gen in C), che ha già esordito in prima squadra. La sua vicenda è stata raccontata nella nuova produzione originale di Juventus Creator Lab, “Against All Odds”. Un'intervista in cui c'è tanto su Palermo, la città che lo ha visto nascere il 1° maggio 2002.

"Ho visto tanti miei amici fare una brutta fine - ha detto Da Graca -. Qualcuno è morto, qualcuno è stato arrestato, se non avessi giocato a calcio non saprei cosa avrei fatto ma credo una fine brutta". Poi sull'infanzia: "Il mercato del Capo dove sono cresciuto è un quartiere non semplice in cui abitare, ho visto da piccolo gente che spacciava e rubava, troppa gente che si brutta nella malavita. Mio padre? A sei anni e mezzo i miei genitori si sono separati, all'inizio avevo un rapporto buono con mio padre poi per 4-5 anni non si è fatto più sentire".

Guarda l'intervista a Da Graca su Youtube

Punta centrale strutturata fisicamente e dotata di buona tecnica, Da Graca ha a lungo respirato l’aria della prima squadra: già due stagioni fa l’allora tecnico bianconero Pirlo lo fece esordire negli ultimi minuti dei quarti di finale di Coppa Italia contro la Spal. Lo scorso anno, dopo un inizio condizionato sempre da problemi muscolari, Da Graca è entrato stabilmente nei ranghi della Juventus Under 23 che era allenata dall'ex del Palermo Lamberto Zauli, nel girone A di Serie C. 

Tra i protagonisti di “Against All Odds” c'è anche il nonno del bomber palermitano, Cosimo De Rosalia che racconta i primi passi del nipote. Dalle partitelle al Calcio Sicilia all'arrivo dei primi osservatori. "A 8 anni - ha raccontato Da Graca - mi sono trasferito dai miei nonni. Mi sono salvato per la situazione che c'era nella mia zona. Ho iniziato a giocare a calcio e da lì è iniziata la mia vita calcistica. Ho sempre giocato per strada con i miei amici e ritrovarmi in un campetto è stato bello. Poi c'è stato l'acquisto del Palermo. I miei nonni c'erano sempre, qualsiasi gol segnassi andavo dove erano e li allungavo le mani". Quindi sulla chiamata della Juventus. "Ero in videochiamata con mia zia e mi ricordo aveva fatto un cartellone con scritto 'Inter o Juve?'. Lì avevo capito che mi volevano e ho risposto Juve. Perché? Perché la Juve e la Juve".

"All'inizio quando mi sono trasferito è stato difficile. A metà stagione sono sceso a Palermo e non volevo più tornare a Torino. Mi mancava una figura di riferimento come mio nonno. Con Pirlo mi ricordo che giocavamo con la Spal, mi guardò e mi disse di andarmi a scaldare. Tremavo, quasi non respiravo più. Ero orgoglioso per tutti i sacrifici che avevamo fatto con la mia famiglia".


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