Segnalazioni

Un giorno qualunque in giro per il Parco della Favorita

Nel mese di Maggio di quest'anno il nuovo Assessore al Verde Raimondo, illustrava alla stampa il programma di manutenzione del Parco della Favorita, da attuare con priorità assoluta su altri interventi relativi al verde pubblico, in ciò sostenuto dal nostro Sindaco, che fissava in sei mesi il termine entro il quale raggiungere l'obiettivo di rilanciare il Parco, rimettendolo a nuovo ed "eliminando indecorose presenze". Ebbene, sono trascorsi sei mesi e stamattina ho fatto un giro in bici nel Parco.

Lo spettacolo che si è presentato ai miei occhi, e che ho documentato, è stato veramente sconfortante. Il nostro bellissimo Parco, così carico di storia, la Riserva di Caccia della corte borbonica, sede della splendida Palazzina Cinese, ed una volta ricco di lussureggianti boschetti e vialetti ben curati, mi è apparso come una deserta landa desolata. Ovunque spicca la spazzatura, lasciata dai palermitani incivili e mai raccolta da chi dovrebbe farlo, sparsa sotto gli alberi, ammassata addirittura fra i tronchi, disseminata fra i cespugli, lungo i viali cancellati dalle erbacce incolte.

Cumuli di foglie secche e residui di lontane potature testimoniano l'abbandono dei luoghi. Ho visto tanto materiale di risulta abbandonato da chissà quanto tempo e costruzioni abusive, anch'esse sommerse dalla spazzatura. Un cartello stradale divelto fa bella mostra di sé, piegato fra gli alberi accanto alla sede del Comune Verde e Vivibilità. E' ancora lì, immutabile, nonostante la segnalazione da me effettuata un anno fa, testimone e simbolo malinconico di un degrado intollerabile.

Tutto è in stato di abbandono. Gli alberi di mandarino non vengono curati ed appaiono come un groviglio di rami secchi, tanti alberi non potati e siepi ormai appassite. Appare invece rigogliosa la foresta di alianto, l'albero infestante che sta distruggendo la vegetazione autoctona e che doveva essere debellato, come ben sa il prof. Raimondo, già direttore dell'Orto Botanico ed insigne conoscitore della materia. Il piano approvato dal Comune per effettuare gli interventi necessari all'eliminazione di queste "foreste" è rimasto lettera morta, ed è caduto nel dimenticatoio. Aggirandomi in quel deserto ho intravisto anche un "salottino", un angolo arredato ad arte per il conforto dei clienti da chi, di giorno e di notte, mercifica il proprio corpo fra i viali, sentendosi al sicuro da eventuali ed inesistenti controlli.

Continuando il mio giro fra le sterpaglie mi sono imbattuto, finalmente, in un giardino ben curato, con le siepi modellate artisticamente, con il prato verde appena rasato, con gli alberi rigogliosi e ben potati. No, non era un miraggio, era la villa del Cral del Comune e una delle sedi della Protezione Civile di Palermo. "Caspita!" ho esclamato, "ma allora lo sanno come si cura il verde!". Ho provato una grande tristezza nell'osservare il contrasto fra quell'oasi ed il deserto, anzi, l'immondezzaio, che è diventato quello che una volta era "il Parco" di Palermo, il suo storico polmone verde. Tristezza ma anche rabbia per le tante promesse non mantenute, per le parole buttate al vento, per le dichiarazioni roboanti, per le illusioni coltivate da noi cittadini, innamorati senza speranza di una città una volta bellissima, ed ora sempre più condannata all'abbandono, nelle mani di amministratori incapaci di svolgere il lavoro per il quale sono pagati.

Segnalazione giunta all'indirizzo mail della redazione da Giovanni Moncada


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