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Salva bimba in spiaggia, giovane infermiera si sfoga: "Capaci ma costretti a emigrare"

Riceviamo e pubblichiamo:

"Quando mi iscrissi al corso di Infermieristica provai il test di ammissione incuriosita da un mondo che non mi apparteneva: nessuno in famiglia è medico o infermiere. Non avevo visto nessuna serie tv, ero semplicemente curiosa. Ho fatto di tutto in questo 3 anni: ho lavato i fondoschiena, ho curato piaghe, ho accarezzato mani stanche di soffrire e ho eseguito tante di quelle terapie che ho perso il conto.

Ho riso con i miei pazienti, ho discusso con loro, mi sono portata a casa le loro sofferenze e di alcuni di loro, anche se non più presenti in questa terra, il nome non lo dimenticherò mai. Ho visto persone lottare con la vita e farcela, ma ho visto anche la morte. Ho pulito i corpi dei vostri cari e li ho chiusi in un sacco pregando silenziosamente per loro.

La verità è che questo non è un semplice lavoro, non esistono ferie o pause. Oggi ero al mare ed una bambina di 2 anni ha avuto una crisi epilettica. Se non le avessi abbassato la lingua sarebbe morta. Ho preso il suo corpicino inerme e blu tra le mani e le ho violentemente aperto la bocca. Certe volte mi chiedo se non sia una missione.

E se non l'avessi salvata? Me lo sarei mai perdonata? Ho scelto il mestiere più difficile del mondo, ma sapere che ho salvato una vita con le mie mani e la mia esperienza mi rende fiera di ciò che io ed i miei colleghi ogni giorno facciamo, pur essendo persone normali con i nostri pensieri e problemi che lasciamo a casa durante il lavoro. Auguri piccolina, riprenditi presto.

Questo è quello che mi è capitato ad Aspra, ve lo inoltro perché si parla sempre così male dell'Università di Palermo e in particolar modo del mio corso di laurea, quando in realtà noi laureandi diamo dimostrazione di essere già in grado di gestire un'emergenza. Eppure siamo costretti a migrare all'estero dopo essere stati formati qui".


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