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Niente Primo MagGione: "Torneremo ad abbracciarci e celebrare la nostra festa"

Non si terrà ovviamente quest'anno la quinta edizione di quello che era ormai diventato uno degli eventi di aggregazione più partecipati della nostra città. E' con queste parole che il comitato organizzatore del "Primo MagGione" ha voluto augurare a tutta la comunità di potere tornare presto a celebrare la Festa dei lavoratori, sperando però che tante cose cambino all'indomani di questa emergenza. Non varrà certo molto l'annullamento di un evento di aggregazione di fronte al virus, alle morti, alla paura, alle difficoltà economiche e sociali che questo momento unico nella storia del mondo sta comportando per tutti noi. Però per noi, e speriamo anche per tante e tanti di voi, il Primo MagGione ha assunto un significato simbolico di socialità, aggregazione, politica e cultura, ed è triste oggi dovere rinunciare anche a tutto questo.

È utile però, proprio oggi, lanciare da qui un messaggio di speranza, contribuire a squarciare i timori e l'incertezza in cui siamo costretti a vivere. Vogliamo certo sperare di potere tornare presto ad abbracciarci, ballare, incontrarci e costruire mano nella mano qualcosa di bello per la nostra società. Non vogliamo però che tutto torni come prima, anzi. Speriamo che quello che stiamo vivendo ci insegni che non è più possibile continuare ad agire come finora abbiamo fatto, che è forte l'esigenza di cambiamenti radicali nella nostra società e nel nostro modo di vivere in questo mondo. Ci auguriamo di avere il coraggio necessario a saper ridisegnare il concetto stesso di lavoro, rendendolo inclusivo anche nei confronti di chi oggi è messo ai margini, economici o sociali, dal sistema di cose attuale.

Vogliamo contribuire a cancellare dal vocabolario comune parole orribili come sfruttamento e precariato, valorizzando il lavoro come contributo che ciascuno riesce a dare alla società e slegandolo dall'odiosa e dominante logica del profitto. Desideriamo che le nostre generazioni siano protagoniste del cambiamento che immaginiamo, che lo attraversino mano nella mano con le generazioni che ci hanno preceduto, mitigando e non inasprendo il senso di conflitto generazionale, ma affermando con decisione il nostro diritto a coltivare al meglio un mondo che domani deve continuare ad essere la nostra casa.

Speriamo che domani possa non esistere più un "sud" del mondo o del Paese, che cessi l'insopportabile esistenza di diseguaglianze economiche e sociali così profonde tra le persone e che si impari a valorizzare l'aspetto più umano della globalizzazione, quello che ci indica l'appartenenza di ciascuno ad un'unica comunità, basata sulla solidarietà, a prescindere da colore della pelle, orientamento religioso o sessuale, luogo o condizione di nascita. Grazie a tutti e tutte voi, voi che siete il senso più profondo di quello che facciamo ormai da cinque anni. Torneremo in piazza a festeggiare la festa delle lavoratrici e dei lavoratori, torneremo a costruire tutti insieme un futuro migliore, torneremo a farlo più forte di prima.


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