Segnalazioni

Dalle sfide sul campo al giudice sportivo, un tifoso: "Non avevo capito niente"

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera di un tifoso, Roberto Zangari:

"Triste. Molto triste arrivare a sessant'anni e accorgersi di non avere capito molte cose, anzi di non aver capito niente in realtà. Parliamo di calcio, solamente di calcio, che come diceva quel gran mentore di Fusignano al secolo noto come Arrigo Sacchi è “la cosa più seria fra le cose meno serie”. Ma sempre di non aver capito si tratta e scoprirlo è sempre brutto.

Per esempio non avevo capito che in una partita importante che quelli bravi chiamano scontro diretto, si può non assegnare un rigore solare ad una squadra e pochi minuti dopo convalidare un gol in fuorigioco all'altra dopo aver fischiato inizialmente il fuori gioco, e dopo pochi altri minuti fischiare un rigore inesistente a favore di quest'ultima. Io non capisco niente, ne sono ormai certo, ma il signor Marinelli di Tivoli arbitro di quella partita (ma non sarà che gli arbitri laziali ci portano sfiga?) che ha capito tutto pur essendo molto più giovane di me (sigh) certamente non ha e non ha avuto i miei dubbi esistenziali. Ma come detto lui ha capito.

Non mi ero ancora ripreso dal mio scoramento per avere scoperto di avere tanto da imparare, che mi imbatto in un'altra partita. Dicono ancora più importante, dicono quelli che sanno, una vera finale. E' soltanto da quando ho l'età della ragione che seguo il calcio e la mia squadra (se non si è capito quella con la maglia rosanero), per cui se tutti i Santoni dicono che è importante sarà vero.

Però e mi ripeto, questa partita mi ha ancora una volta dimostrato che tutto quello in cui credevo era sbagliato, che io pensavo di sapere e non sapevo, che erano sbagliate le regole che credevo di conoscere, che tutto è possibile e che la lealtà sportiva è un concetto che mi sono inventato. Che si può fare una determinata assegnazione arbitrale anche se semplici criteri di opportunità imporrebbero scelte diverse, che chi comanda ha sempre ragione.

Ad aprirmi gli occhi ci si sono messi in tanti: un signore di Roma, un certo La Penna, un giudice dello sport, ex arbitri, commentatori vari, giocatori e dirigenti della squadra avversaria (quella giallo blu) i tifosi presenti allo stadio e persino firme della stampa italica. Non li ringrazierò mai abbastanza, perché in fondo - come si sa - per imparare non è mai troppo tardi.

Ovviamente siccome non sono egocentrico, li ringrazio anche per aver fatto vedere ai bambini che si avvicinano allo sport come ci si deve comportare, sin dove ci si può spingere pur di vincere e come si accolgono gli avversari, perché i cori razzisti e infamanti non possono e non devono mancare in una bella giornata di sport.

Una giornata dove sono successe tante cose interessanti viste da tutti (ma non da tutti percepite in eguale maniera) come caccia all'uomo, intimidazioni velate (forse non tanto velate), rigori non concessi, poi concessi e infine ancora non concessi, palloni che volano in campo più delle colombe a piazza San Marco, giocatori che stramazzano al suolo colpiti da fulmini divini, il recupero che si allunga e poi si accorcia peggio dei jeans in acqua calda e festosa invasione di campo finale omaggio dei tifosi locali. Tutti ingredienti che gli avversari hanno preparato con cura per far si che venisse fuori una bella, vibrante ed emozionante partita. Ma io non mi sono divertito.

Già non mi sono divertito (sono un tipo strano) e mi sono convinto definitivamente di non capire nulla. Io non riesco a vincere e come dicono quelli che hanno vinto non so neanche perdere, mi invento storie, mi lamento, sono brutto, cattivo, sporco e mafioso naturalmente. Che fare allora? Studio, studio per cercare di capire, (chissà se ci riuscirò) tutti i ben pensanti dicono che è facile, basta non pensare con la propria testa e il gioco è fatto.

Che giustizia e onore sono concetti obsoleti, che alla fine tutto torna e polvere siamo e polvere ritorneremo. Ma perché allora ho un brutto gusto in bocca come se avessi dovuto ingoiare per forza roba amara e intorno a me sento tanfo di marcio? Strano, sono veramente un tipo strano. Già mi scordavo, i colori a cui tengo sono quelli sbagliati".


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