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Le mascherine per le vie di Palermo...

È obbligatoria per legge, ci protegge dalle goccioline respiratorie provenienti dalla bocca e dalla gola, le “droplets”, è un dispositivo di protezione contro il virus Covid-19 basato sulla responsabilità individuale.Ecco cosa fa una mascherina. Per le vie di Palermo i cittadini hanno sicuramente imparato la lezione e ne incontri di diverso tipo: chirurgiche, le più comuni,di stoffa -che però protegge solo se lavata ogni giorno- e qualcuno tende ad essere più fashion nel tentativo di proteggersi dal virus.In questo shock culturale di distanziamento, quello che ci ha tolto la mascherina è il linguaggio silenzioso del viso, ciò che studia la prossemica nella comunicazione interpersonale, ovvero la disciplina creata dall’antropologo Edward Hall che lui stesso la definisce “studio dell’uso che gli individui fanno nello spazio sociale e personale”.

La mascherina, da un lato ci protegge, ma dall’altro marca un proprio territorio, il nostro spazio, mettendo una distanza tra gli individui. Il viso coperto impedisce di leggere un sorriso anche istintivo e nel tempo l’uso della mascherina indebolirà l’intenzione delle nostre espressioni. Perderemo la spontaneità dei rapporti, modificheremo inconsapevolmente il nostro modo di relazionarci con la gente, soprattutto con chi è appena conosciuta perché aggiungerà distanza alla diffidenza.In pratica rimarremo tutti nella nostra bolla di protezione, la “comfort zone”, quasi forzata, determinata dall’epoca in cui ogni incontro diventa un campo minato.Potremmo nascondere segnali di reazione, di emozioni fondamentali nella comunicazione con gli altri, tacere una bugia e rinunciare a quella percentuale della comunicazione non verbale, in particolare al 55% legata alla mimica facciale, che riguarda il nostro stato d’animo e che aggiunge enfasi al messaggio che si vuole trasmettere. Facciamone quindi buon uso.


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