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La festa di San Giuseppe a Villabate

Il 19 marzo è la festa di San Giuseppe, patrono di Villabate, il protettore degli orfani, delle ragazze nubili e dei poveri. A questa data è legato l'equinozio di primavera che scaccia la stagione fredda e magra e accoglie la belle giornate, piene di abbondanza e prosperità. I racconti narrano di un mendicante, Giuseppe, che chiede l'elemosina davanti ad una bottega di un povero falegname, il quale essendo sprovvisto di pane, gli regala un bicchiere d'acqua. Giuseppe, sorpreso dalla bontà del falegname, lo ringrazia e mentre va via, tramuta dei trucioli di legno davanti la bottega in piccoli pezzi di pane.

Nelle tradizioni popolari è infatti proprio il pane, di forma tonda, con una croce incisa sulla parte superiore e arricchito di finocchietto selvatico, ad essere simbolo di questa festa, che viene donato a tutti coloro che si fermano a pregare davanti agli altari "cunzati" in vari rioni di Palermo. Immancabile sulle tavole palermitane, il 19 Marzo, la pasta con le sarde. Nel periodo di denominazione araba-bizantina, Eufemio Da Messina guida una flotta ribelle ai bizantini e alleandosi in Africa con i Saraceni, si dirige alla conquista della Sicilia. Sbarcando a Mazzara del Vallo il cuoco a bordo deve sfamare i soldati esausti,ma poco ha a sua disposizione: finocchietto selvatico,(che cresce dappertutto), le sarde (di cui è pieno il nostro mare), lo zafferano (che all'epoca era facilmente reperibile grazie alla presenza araba nei nostri territori), e la mollica "atturrata" (pangrattato tostato in padella che è detto anche cacio dei poveri).

Da allora, visto la facilità e l'umiltà degli ingredienti, la pasta con le sarde è il piatto povero, fatto di semplicità, che si associa alla festa di San Giuseppe. Come in ogni festa, non mancano i dolci che riempiono il cuore... Le Sfince di San Giuseppe! Le suore del monastero delle Stimmate,situato proprio dove adesso sorge il Teatro Massimo, prepararono questo dolce fatto di pochi e semplici ingredienti che venne proclamato in seguito il dolce simbolo della festa del papà. Ci racconta la leggenda, che la sfincia era preparata dalla suocera alla nuora proprio per cercare di "addolcire" i loro rapporti spesso ostili e difficili. Dall'antipasto al dolce così come vuole la tradizione al sud... e dopo l'abbuffata tutti in piazza a guardare la "Vampa" piena di roba vecchia che brucia e lascia spazio alle novità e alla prosperità che ognuno di noi meridionali si augura di avere sempre: Il cibo. "Puru pane e cipudda ma manciamu tutti, 'a manciari tutta a famigghia!"


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