Segnalazioni

La Maddalena, la lettera aperta di un dipendente: "Tutti assolti, i truffatori sono altrove"

Riceviamo e pubblichiamo:

Quando la clinica La Maddalena mi assunse era proprio il mese di novembre, l'anno era il 2005. Non sono né un dirigente, né un medico di questa struttura, sono un semplice impiegato amministrativo ma in dieci anni ho avuto modo di farmi un'idea del posto in cui mi trovo. Non è mia intenzione scrivere smielate dichiarazioni d'amore alla mia azienda e non voglio raccontare cosa affrontano i nostri pazienti, quello è un dolore che oltre loro aggredisce la sensibilità dei colleghi che trascorrono la giornata lavorativa nei reparti.

Voglio soltanto provare a dare il mio modesto contributo nella speranza che l'opinione pubblica rivolga adesso, alla clinica La Maddalena, la stessa attenzione che ha avuto quando le venivano addebitati i reati di truffa e falso. Quando lessi sui giornali i nomi delle persone ai vertici della mia azienda - Guido Filosto, Leone Filosto, Mauro Bellassai - e appresi i reati che gli contestavano mi sentii disorientato. Non conoscevo i dettagli dei fatti accennati sui giornali, si parlava di truffa, di rimborsi, di intercettazioni e non avevo nessuna possibilità, in quel momento, di reperire dei dati oggettivi che mi consentissero di capire, con assoluta certezza, come stessero le cose. Mi sentivo confuso e il mio primo pensiero fu: “Chissà cosa penseranno di noi i nostri pazienti, i loro parenti e il resto dei cittadini”.

Ciò che conoscevo era l'aria che avevo respirato, per tutti quegli anni, all'interno della clinica e non mi era mai accaduto di fiutare in quell'aria la puzza dell'ambiguità. Ciò che conoscevo erano le persone di cui parlavano i giornali. Il presidente Guido Filosto: un uomo vulcanico e dall'energia inesauribile. Tutte le volte in cui mi era capitato di vederlo, negli ultimi anni, se ne stava curvo su un tavolo a correggere e ricorreggere le cartine dei progetti del nuovo ospedale. Un uomo che naviga in un lampo nel mare che esiste tra il dire e il fare.

L'amministratore delegato Leone Filosto: i primi anni che lavoravo in clinica mi capitava di intravederlo quando la porta del suo studio era aperta. Indifferentemente dall'orario - mattina o pomeriggio - lui era sempre là, con un registratore in mano a refertare un esame dietro l'altro scrutando appassionatamente i negativoscopi come se reggessero i testi di avvincenti storie. In seguito, divenne amministratore delegato de La Maddalena e la cosa che più di ogni altra mi ha colpito è stato il suo invidiabile autocontrollo: una pacatezza che ritengo essere il talento di un vero leader.

Il direttore Mauro Bellassai: lui è la prima persona che ho conosciuto e fin da subito, più di ogni altra cosa, mi trasmise il suo senso di umanità. Durante il colloquio di lavoro, tra le altre cose, si parlò dell'Iraq - in quel periodo era una delle zone più calde del mondo - e mi disse: “Se penso a tutte le fatiche che facciamo qui per salvare una sola vita e a quante ne stanno morendo adesso in Iraq mi viene un nervoso...”. Lui è un medico e un artista.

Man mano che il tempo passava - durante le fasi del processo - provavo, con la delicatezza del caso, a capire meglio cosa sostanzialmente ci venisse contestato, poi rileggevo i giornali e avevo come l'impressione che gli articoli e lo stesso processo peccassero di superficialità. Non riuscivo infatti a comprendere, probabilmente a causa di un mio limite, per quale ragione, all'interno di uno stesso articolo e di un provvedimento giudiziario, potessero convivere la clinica La Maddalena - che fondamentalmente doveva chiarire delle posizioni amministrative - con strutture che, a quanto pare, gestivano i pazienti seguendo esclusivamente logiche lucrative perfino nella scelta dei farmaci da dispensare. Non capivo perché i nomi di Guido Filosto, Leone Filosto e Mauro Bellassai si trovassero nello stesso articolo in cui si riportavano frasi terribili intercettate in altre strutture e pronunciate da altre persone.

Ancora oggi molte cose non sono riuscito a capirle e probabilmente ormai poco importa. Oggi, per me, la cosa che conta è sapere che l'aria che ho sempre respirato nel mio posto di lavoro è stata ed è sana e che l'idea che mi ero fatto delle persone che guidano La Maddalena corrisponde alla realtà. La cosa che conta è sapere che la sera del 23 novembre 2015, la quinta sezione del Tribunale di Palermo ha assolto Guido Filosto, Leone Filosto e Mauro Bellassai perché il fatto non sussiste (VAI ALL'ARTICOLO) ed è molto importante fare tutto il possibile affinché questa notizia abbia la massima diffusione.

Le trombe dei giornali si sa in alcuni casi non squillano forte come dovrebbero ed è altrettanto risaputo che l'attenzione dei lettori, talvolta, non è abbastanza alta. La parola truffatore, del resto, solletica di più della parola onesto. Per queste ragioni, nel mio piccolo, ho sentito il dovere di dare risonanza agli onesti; i truffatori sono altrove.

Gaspare Scimò


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