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La vita attraverso gli occhi di un ultimo, "Terra Matta” sul palco del Teatro delle Balate

Terzo appuntamento della stagione del Teatro delle Balate (via delle Balate 3-5), giovedì 25 gennaio alle 21, con lo spettacolo “Terra Matta” di e con Stefano Panzeri, attore leccese e ideatore del progetto sulla memoria migrante italiana “Oltreoceano”.

Lo spettacolo, primo di una trilogia, parte dall’omonima biografia, pubblicata postuma da Einaudi, del bracciante siciliano semianalfabeta Vincenzo Rabito che in 1027 pagine dattiloscritte, senza margini e un punto e virgola dopo ogni parola, racconta la sua vita all’interno della più ampia e drammatica storia del Novecento italiano. “Terra Matta” ha debuttato per la prima volta nel maggio del 2014, da allora ha girato numerose stagioni teatrali e festival italiani contando sinora 200 rappresentazioni.

Panzeri porta sul palco la lingua grezza di Rabito, infarcita di sicilianismi, ma che si fa simbolo di un riscatto sociale per un “ragazzo del ‘99”, partito alla volta dell’Africa per “antare affare solde”, rincorrendo i sogni d'imperialismo coloniale della Grande Italia fascista. “Terra Matta” è un’opera monumentale, un documento autentico dell’Italia tra le due guerre, redatto in 4 anni su una macchina da scrivere. “Un manuale di sopravvivenza involontario e miracoloso”, come lo ha definito Andrea Camilleri, che Panzeri, alla prese con il linguaggio dell’autoscrittura, rappresenta sul palco in modo semplice ed essenziale - accanto a lui solo una sedia - indirizzando allo spettatore un chiaro messaggio di ritorno all’oralità per reimparare ad ascoltare e raccontarsi.

A tutto ciò, si aggiunge la memoria migrante, cui Stefano Panzeri ha dedicato un progetto teatrale itinerante. Dallo spettacolo è nato, infatti, nel 2015 il progetto “Oltreoceano”, sostenuto attraverso un crowdfunding. Per un mese all’anno, usando lo scritto di Rabito e la narrazione come "strumento di evocazione”, Panzeri ha portato “Terra Matta” nelle comunità italiane di Argentina e Uruguay e, per periodi più brevi, quelle di Londra, Belfast, e Oxford per raccogliere storie di migrazioni dalla viva voce degli italiani di Oltreoceano e OltreManica. Il progetto debutterà quest’anno in America e Australia. Le numerose testimonianze raccolte sono poi diventate parte della drammaturgia e si sono affiancate e intrecciate con la storia di Rabito in un montaggio di storie vere tra passato e contemporaneo. Ne è così nata una trilogia che ripercorre e racconta tutta la vita di Vincenzo e insieme raccoglie restituisce frammenti  della memoria migrante italiana.

«Il diario di Vincenzo mi ha rubato il cuore e la tenacia - afferma Panzeri. Credo che l’attualità del testo di Rabito sia l’utilizzo della scrittura come terapia: quasi una sorta di moderno storytelling. La sua è una lingua teatrale che si completa a gesti, dunque, non è stato difficile trasportarla sul palcoscenico. Per la sua teatralità e per il suo forte valore storico la testimonianza di Rabito, scritta senza alcuna velleità artistica e solo per fare il punto sulla propria vita, per dire “ecco, questo io sono”, mi ha affascinato al punto da farmi decidere di cimentarmi con una lingua non mia e farmi portatore di questo racconto di vita vera in forma di trilogia: la prima va dal 1899-1918, attraversando in pieno la fame dell’Italia rurale di inizio secolo, l’Italia della gioventù sacrificata, l’Italia delusa da una vittoria “fragile”». Lo spettacolo sarà in replica venerdì 26, sempre alle 21.


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