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"Quale altra rovina dopo Crocetta?", Strabuttanissima Sicilia in scena al Biondo

Il 28 e il 29 marzo, al teatro Biondo Stabile, in scena lo spettacolo "Stra-buttanissima Sicilia", dalla penna di Peppino Sottile e Pietrangelo Buttafuoco con la voce narrante di Salvo Piparo. 

Quale altra rovina dopo Crocetta? La domanda è d’uopo, visto che il vincente Governatore Musumeci (l’unico pizzo che ci piace) aveva predetto il cambiamento, tanto che l’Ars si è trasformata in un armadio dove mettere gli scheletri. Stra-buttanissima Sicilia è la fiaba veritiera musicata da Ruggero Mascellino al pianoforte e alla fisarmonica, insieme al contrabbassista Massimo Patti e narrata dai satiri Salvo Piparo Costanza Licata, con la straordinaria partecipazione del Maestro puparo Nicola Argento, in barba al comandamento: comandare è meglio di fottere!

“Stra-buttanissima” è il ricettacolo del pittoresco descritto dagli inchiostri viscerali di Peppino Sottile e Pietrangelo Buttafuoco; una lunghissima maratona di torpiloqui alla politica dei pesci grossi che sguazzano dentro alla fogna del potere, dove non c’è più lotta politica senza il mascariamento, dove è necessario stare dentro la linea d’ombra per non essere sgamati. E’ la Sicilia delle ombre quella di cui si narra: le ombre del passato, ombre sui forestali, ombre sui provinciali, ombre sulla gestione dei migranti, ombre sui gabinettisti, financo le ombre del “Gattopardo” quelle di Cuffaro & Lombardo stese su quasi tutti i partiti e i candidati surrogati.

Stra-buttanissima Sicilia è amaramente teatro di mafia e mezzamafia dove col ghigno vige la regola: quanto più sei anti-mafioso tanto più è mafioso chi non la pensa come te; covo di taverne, verminaio di uomini con la riga che vivono fuori da ogni regola, dove la Cultura è stata data in mano ad un assessore yogurt (con scadenza 3 mesi), dove la Cultura serve solo ai “banditi” per vincere “certi bandi”, ma per il resto è superflua come i peli e per questo la tagliano dai bilanci. Stra-buttanissima è la Sicilia, perché in Sicilia ci sono ancora luoghi capaci di farti sentire in guerra senza i bombardamenti, perché si muore di burocrazia dentro ai palazzacci che s’ingrassano e ci si annaca nell’accortezza del passo sul terreno più scivoloso.

Un teatro delle evanescenze dove trovi di tutto: il pupo, il mafioso, il politico, l’avvocato e l’avvocaticchio a mezzo servizio, un generico utilitè buono per recitare la parte del principe o del maggiordomo, e sullo sfondo una cava di pietre, da dove cominciamo? Quali livelli di ubriacatura raggiungerà lo sputtanamento? La regia è affidata a Giuseppe Sottile del Basto e il coordinamento artistico è curato da Antonio Raffaele Addamo.


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