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"Io c'ero", parla la vedetta di Salvatore Giuliano: il libro al Collegio San Rocco

Reduci della vittoria del X Premio internazionale Navarro come libro dell'anno, Valentina Gebbia, Giacomo Bommarito e Nunzio Giangrande saranno il 12 giugno alle 17, all'Aula Occupata Collegio San Rocco, a Scienze politiche, in via Maqueda, 324, Palermo per presentare il libro “Io c’ero” (Dario Flaccovio editore). L'evento è organizzato in collaborazione con l'Assemblea degli studenti di Scienze politiche in lotta.

Dopo quasi settant’anni, i documenti riguardanti Salvatore Giuliano e la strage di Portella della Ginestra restano ancora secretati. Un testimone oculare disegna una nuova verità sulle vicende legate a Giuliano, il mistero mai svelato sul quale si fonda la storia d'Italia. Il “bandito” è una figura controversa, misteriosa, che ha suscitato grande interesse nel panorama storico-politico italiano e internazionale, superando i confini della Sicilia. Come sarebbe cambiata la storia d’Italia se il “caso Giuliano” fosse diverso da quello che conosciamo? Perché i documenti che lo riguardano sono ancora coperti dal segreto di Stato? Sono tanti gli interrogativi che ruotano attorno alla figura di Salvatore Giuliano. Un giovane amato dalla sua terra che ancora oggi lo ricorda con affetto, un bandito temibile di cui persino i servizi segreti internazionali si sono occupati. Accusato di essere il fautore della strage di Portella della Ginestra, il suo nome fa ancora discutere, a quasi 70 anni dalla sua morte.

Accanto a Salvatore Giuliano gravitavano pezzi della mafia, dello Stato e dei servizi segreti. Qual è la verità sul suo conto e sulla sua morte? Il corpo ritrovato era davvero il suo? “Di sicuro, c’è solo che è morto” titolava L’Europeo, nel 1950. Eppure, neanche questa è mai stata una certezza. Sui misteri che aleggiano intorno alla figura di Salvatore Giuliano indaga Valentina Gebbia, argomentando insieme al criminologo Nunzio Giangrande, con un libro dai tratti rivelatori e sconcertanti, che raccoglie il racconto inedito della sua “vedetta”.


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