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Il rito dei “morti” in una mostra, i lavori di Brugnone e Scalisi Palminteri alla Veniero

Il rito dei “morti” nei lavori di Riccardo Brugnone e Igor Scalisi Palminteri. Dal 2 novembre alla Galleria Giuseppe Veniero Project di Palermo. 

Il rito misto fra sacro e profano della ricorrenza dei “morti” arriva in forma d’arte alla Galleria Giuseppe Veniero Project. A firmare la mostra sono Riccardo Brugnone e Igor Scalisi Palminteri (curatore Francesco Piazza). L’inaugurazione della mostra dal titolo Il Grande Diluvio è fissata per il 2 novembre (piazza Cassa di Risparmio, 22, alle ore 19 fino al 30 novembre). Distacco, elaborazione del lutto e racconto del vissuto sono i temi trattati dai due artisti che dialogano insieme nello spazio espositivo sino a fine novembre.

Colmi di assenza, lucidi nel distacco, ricchi della mancanza. Igor Scalisi Palminteri e Riccardo Brugnone presentano allo Spazio Giuseppe Veniero Project, Piazza Cassa di Risparmio 22, a Palermo, “Il Grande Diluvio”, un progetto espositivo che racconta il mondo dei due artisti intriso di contraddizioni e di contrasti non sempre evidenti. Come di differenze è fatto il loro rapporto di amicizia e fratellanza. Riccardo e Igor si guardano. Si scrutano con rigore e affetto. Totalmente diversi eppure così omologhi l'uno dell'altro. Il loro è uno scambio continuo. Si sostengono vicendevolmente.

Uno offre colore, ricchezza, sogno all'altro che in cambio gli cede ombre nette e chiaroscuri drammatici. É un rapporto complementare e immaginifico, di grande solidarietà e al contempo di grande indipendenza. La mostra ragiona su temi come la mancanza, l'elaborazione del lutto, il distacco ma anche la morte delle coscienze, degli ideali per cui lottare. É l'occasione per raccontare con orgoglio l'ultimo “vissuto” di uomini e donne, di momenti tragici e battaglie a volte perse, abbeverandosi alla fonte di un dolore, che è l'unico modo per trasformare sé stessi in qualcosa di ancora più bello e onesto. Un omaggio alla morte e alla libertà. 

Igor compone sapientemente la scena dosando dolore e gioia, colore e ombre. I volti assumono le sembianze di maschere greche, imprimendo una fissità tragica e grottesca che li rende più reali del reale. Imbandisce scene complesse, ricche di oggetti e persone che involontariamente disegnano teatrali schemi dolenti. Perchè quando soffri ti trasformi. Il corpo assume pose impossibili da riprodurre già un attimo dopo che le hai percepite. Vissute! 

É una discesa agli inferi quella di Palminteri che si confronta con la morte con coraggio, lasciandosi attraversare, respirandone la vera essenza. La guarda da vicino, sembra sfidarla. Recupera dalla memoria tristi ricordi e li ricostruisce, a modo suo, filtrati dalle ragioni del cuore. Impreziositi da dosati tasselli cromatici, che non invadono la scena, ma la definiscono. In un rapporto metafisico di vuoti e pieni dove il “vuoto” è ciò che in realtà è evidente, concreto e drammaticamente tangibile. 

Riccardo è mago della sottrazione. Sottrae colore, materia, ma non significato. La sua è arte di denuncia. Un excursus violento sul concetto di morte e distacco che impone quesiti, domande alla quali non vuole dare risposte. I neri e i grigi sono emblematici nel suo lavoro. Rappresentano la terra di mezzo, un limbo. Un pessimismo reale e concreto. Generato dalla consapevolezza di vivere in una terra difficile, complessa.

Amata e ripudiata, come succede solo quando il vero amore ti spinge a piangere e soffrire sulle pene di una citta violentata e offesa. Brugnone critica aspramente la società. Le si pone davanti fiero e asciutto. Non fa sconti. Non si lascia corrompere dal romanticismo e dall'accondiscendenza. Dipinge il vuoto e recupera la memoria introducendo simboli reali e riconoscibili di luoghi non più fisici a lui cari, ormai irrimediabilmente spezzati.


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