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Donald Trump e Kim Jong-un, Stati Uniti e Corea fanno pace con l'arte pop in mostra allo Zac

Il presidente americano Donald Trump “vuole bene” al leader coreano  Kim Jong-un: lo ha riferito due giorni fa Sarah Sanders, portavoce della Casa Bianca. E i telegiornali registrano sorrisi di circostanza, interviste comuni, dichiarazioni, i rispettivi entourage si danno da fare per cementare l’amicizia tra i due capi di Stato. Insomma, la “pace” tra Stati Uniti e Nord Corea sembra marciare spedita, salvo poi arenarsi e ripartire. Ma Max Papeschi e Max Ferrigno continuano a pensarla a modo loro, convinti come sono che l’unico modo per rappresentare Donald e Kim sia quello di farli diventare protagonisti di un confronto forzato e irridente, grottesco ed inverosimile. Confronto che andrà avanti ancora per un mese: è stata infatti prorogata fino al 24 aprile “Pyongyang Rhapsody | The Summit of Love”, mostra a quattro mani dei due artisti, curata da Laura Francesca di Trapani, promossa dal Comune di Palermo e organizzata dalla Fondazione Jobs, allo ZAC dei Cantieri Culturali alla Zisa, a Palermo.

12 giugno 2018: avviene lo storico incontro tra il presidente Donald Trump e il leader Kim Jong-un. Sette mesi dopo, a Palermo, si “celebra” la pace tra Stati Uniti e Nord Corea. Che nella rappresentazione di Max Papeschi e di Max Ferrigno, diventa il palcoscenico surreale di un confronto forzato e irridente, grottesco ed inverosimile. Che i due artisti sbozzano ad arte, creando un gioco di specchi tra i due personaggi: e dichiarando senza trucco e senza inganno, la loro spasmodica fascinazione nei confronti dei due leader, ognuno a suo modo, totalitario.

Promossa dal Comune di Palermo e organizzata dalla neonata Fondazione Jobs, si inaugura giovedì 24 gennaio alle 18 allo ZAC dei Cantieri Culturali alla Zisa, a Palermo, “Pyongyang Rhapsody | The Summit of Love”, curata da Laura Francesca di Trapani. La mostra - che ricade tra le manifestazioni di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018 ed è promossa dal Comune di Palermo - è organizzata dalla Fondazione Jobs. 

Un carosello d’immagini mostruosamente iconiche che rivelano l’assurda realtà di una pace tanto acclamata quanto teatrale, anzi farsesca. Tra i quali si gioca una “partita di tennis” a colpi di simboli ed immagini irridenti: se da un lato troviamo Kim Jong-un in versione Santa-Kalì, dall’altro vediamo Donald Trump/dio Ra del denaro; se a destra chiama un Monopoli targato Nord Corea, a sinistra gli risponde il Gioco dell’Oca degli States; se Trump si sostituisce a Gesù nell’ Ultima Cena di Leonardo, per ritrovarsi solo, in mezzo ad un vuoto cosmico, Kim ruba il posto alla Venere di Botticelli, e si circonda solamente di cloni del suo pupillo, il giocatore di basket Dennis Rodman. Al rimpallo delle immagini dei due leader - lungo le pareti dello ZAC - fanno da contraltare, in un vortice di colori degno della migliore tradizione hippie, le bandiere della Nord Corea, rivisitate da Max Ferrigno, nelle quali il simbolo del paese asiatico è tradotto in chiave pop-erotica, portando così agli estremi l’aspetto ironicamente romantico di questo “summit of love”. Alla fine del percorso espositivo, proprio di fronte all’entrata del lungo capannone, appaiono due pin-up/soldato, tipiche dell’immaginario di Ferrigno.

Kim e Donald, personalità identiche, coinvolti in un continuo confronto di superego grotteschi. Papeschi e Ferrigno ne sono certi, senza ombra di dubbio: uno dittatore per eredità familiare, l'altro eletto presidente per votazione democratica, sì, ma con la vocazione da dittatore. Potrebbero essere due fuoriusciti da un cartoon dei Simpson, se non occupassero spazio nei TG.

Il finissage

Papeschi ha un approccio da “Truman Show” dove il dato pubblicitario e divulgativo è alla base; Ferrigno, invece, racconta il retroscena del “Truman Show”. I due artisti si sono ritrovati scegliendo un’analoga tipologia narrativa: Papeschi parte dal concetto di pace come fenomeno mediatico, e cammina per immagini dove i due protagonisti si osservano a distanza in una relazione a specchio; Ferrigno preferisce la spettacolarizzazione celebrativa che si trasforma in satira dei regimi dittatoriali. Sullo sfondo restano i due protagonisti di “Pyongyang Rhapsody | The Summit of Love”: da un lato Kim Jong-un, il “caro Leader” della Corea del Nord, dall’altra Donald Trump, presidente “democraticamente” eletto. La mostra nata dal confronto tra Max Ferrigno e Max Papeschi si chiuderà domenica dopo tre intensi mesi di visite allo ZAC dei Cantieri Culturali alla Zisa. Alle 18,30 il finissage con il saluto dei due artisti, della curatrice Laura Francesca Di Trapani e la presentazione del catalogo, pubblicato da Fondazione Jobs che ha prodotto l’intera mostra. Sono stati invitati il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alle Culture Adham Darawsha.


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