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"L'immagine e la pelle", al Teatro Garibaldi la mostra firmata Camera Lucida

L’Associazione culturale Camera Lucida, presso il primo piano del teatro Garibaldi, in occasione della messa in scena delle repliche degli ultimi due lavori (“Le Serve” di J. Genet e “Art” di Y. Reza, per la regia di Franco Reina a Santa Maria dello Spasimo nel mese di Agosto), ha progettato di realizzare una mostra pensata appositamente per una collettiva di artisti che, per proprie attitudini, ragiona da tempo su questo aspetto che riguarda le arti visive: l'Immagine e la Pelle. Opening il 6 Settembre alle ore 18. La mostra sarà allestita fino al 14 settembre dalle ore 11 alle 19.  

L’allestimento della mostra sarà curato da Giuseppe Vassallo, con il contributo, per gli aspetti attinenti i testi, la presentazione e divulgazione delle opere, di Lucia Corsaro, Germana Sfameli e Serena Bartolomei, tutti soci fondatori dell’Associazione. Oltre gli artisti invitati: Marcello Buffa, Luca Crivelloe Sarah Ledda, fra i soci fondatori esporranno i propri lavori: Franco Reina, Vittoria Spotoe Giuseppe Vassallo.

“Domandarsi se l’universo esista soltanto nel nostro pensiero o al di fuori di esso significa dunque enunciare il problema in termini insolubili, sempre che siano intellegibili; vuol dire condannarsi ad una discussione sterile, nella quale i termini come pensiero, esistenza, universo, saranno necessariamente assunti, da una parte e dall’altra, secondo significati totalmente differenti.

Per troncare la discussione bisogna trovare dapprima un terreno comune su cui impegnare la lotta, e poiché, per gli uni e per gli altri, cogliamo le cose soltanto sotto forma di immagini, è in funzione delle immagini, e delle immagini soltanto, che dobbiamo porre il problema.” (H. Bergson, Materia e memoria) Il testo offre uno spunto di riflessione sulla natura delle immagini nelle arti visive. 

L’immagine, prodotto di ogni forma esperienziale, sintesi, razionale o inconscia, che dir si voglia, è l’unica risorsa disponibile al nutrimento delle percezioni fornite dai sensi? E la figura, nello specifico protagonista di questa mostra, in un’epoca in cui la simbologia e la semiotica legate ad essa hanno perso consistenza, è solo creazione di nuovi simulacri? 

In “Éloge de la simulation”, Philippe Quéau afferma che “il progresso della tecnica passa attraverso la progressiva derealizzazione dell’uomo e l’incessante simulazione del reale. La simulazione non è affatto il simulacro della realtà, poiché è essa stessa a crearla”. E quindi, la rappresentazione della figura, quello che siamo nella sua fenomenicità, può suggerire un metodo di avvicinamento alla nostra umanità? 

Avvicinarsi ad un’opera d’arte che contempla la rappresentazione del nostro universo, del, e con, l’artista stesso, potrà, forse, aiutare ad entrare in comunione col prossimo ed a vivere con empatia una realtà popolata da immagini.
 


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