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A Villa Zito la mostra di Lia Pasqualino: oltre 160 fotografie, l'omaggio a Letizia Battaglia

Dall’oca solitaria immortalata a Palermo in una Piazza Magione deserta, irriconoscibile e lontana anni luce dalla movida dei nostri giorni, ai ritratti di Jeanne Moreau, Francis Ford Coppola, Letizia Battaglia... C’è la ricerca di tutta una vita dietro i suoi scatti, realizzati muovendosi quasi come un gatto, silenziosa e senza fretta, come a coltivare l’arte di passare inosservati, di far dimenticare della propria presenza; per cogliere in quell’attimo unico, nel soggetto inquadrato dall’obiettivo, la spontaneità di chi si crede non visto.

"E per far questo - dice la fotografa palermitana Lia Pasqualino - il tempo dell’attesa è necessario". S’intitola “Il tempo dell’attesa” ed è il racconto di quasi quarant’anni di vita e di passione, dalle prime fotografie del 1986 nei vicoli del centro storico di Palermo alle ultime scattate nel backstage del film “La Stranezza” e della miniserie televisiva “Solo per passione - Letizia Battaglia fotografa”.

La grande mostra antologica di Lia Pasqualino arriva a Palermo, a Villa Zito, e sarà aperta al pubblico da venerdì 23 dicembre fino al 14 maggio 2023. L’esposizione a cura di Giovanna Calvenzi, è organizzata da Open Air Art con il sostegno della Fondazione Sicilia in collaborazione con Sicily Art and Culture e con la Fondazione Le Vie dei Tesori. Rispetto all’esposizione al Museo di Capodimonte dello scorso anno, la mostra a Villa Zito - del tutto riallestita - si arricchisce delle due nuove sezioni dedicate a Letizia Battaglia e a “La Stranezza” , culminanti nel video di 34 minuti che racconta il dietro le quinte dei film.

Considerata una delle più interessanti esponenti della fotografia contemporanea italiana, Lia Pasqualino espone a Palermo oltre centosessanta fotografie, lungo un percorso che si snoda per quindici sale. Foto quasi tutte in bianco e nero, in tutto ventuno, scattate durante le riprese del film “La Stranezza”. 

"Ho sempre utilizzato esclusivamente il bianco e nero - dice Lia Pasqualino -, ma in questo caso, la particolare luce delle scene del film, l’atmosfera rarefatta, onirica, mi hanno fatto trovare congeniale l’uso del colore". Fotografa di scena di Roberto Andò, Lia Pasqualino è nata in una famiglia di artisti e intellettuali. La nonna era la grande pittrice Lia Pasqualino Noto, sodale di Guttuso e del gruppo dei Quattro. Il padre Antonio, medico e antropologo, ha fondato a Palermo, con la moglie Janne Vibaek, il Museo Internazionale delle Marionette. Dopo il diploma all’Istituto di Patologia del libro di Roma, e la professione di restauratrice della carta, Lia Pasqualino incontra Letizia Battaglia e Franco Zecchin e dal 1986, anno in cui segue a Palermo un loro corso, si dedica esclusivamente alla fotografia.

"Quella con Letizia Battaglia - dice Lia Pasqualino - è stata una relazione artistica e umana importante. Un incontro determinante che ha fatto prendere alla mia vita un nuovo corso. A lei ho voluto dedicare due delle tre nuove sale allestite nell’ambito della mostra antologica a Villa Zito". 

Felice dell’appuntamento nel capoluogo siciliano, la curatrice della mostra Giovanna Calvenzi: "Si tratta di una tappa importante nella carriera di Lia Pasqualino. A Palermo, grazie alla didattica appassionata di Letizia Battaglia e di Franco Zecchin, Lia aveva lavorato sulla città e sugli incontri, all’ospedale psichiatrico, nelle strade e nei vicoli. La sua è una fotografia dai bianchi e neri intensi, fatta di attese e di rivelazioni, di momenti aspettati o colti al volo, che conferma la sua iniziale adesione alla lezione della fotografia umanista e dell’impegno. Nel tempo, progressivamente, la sua attenzione si sposta verso il ritratto, verso le persone, anzi la “persona” che, come vuole l’enciclopedia Treccani, al tempo degli Etruschi significava anche “maschera teatrale”. E il dialogo che Lia Pasqualino riesce a intrecciare tra il ritratto, le “maschere teatrali”, l’attesa, la messa in posa, il momento rubato un attimo prima di una raggiunta consapevolezza, diventa la complessa chiave interpretativa della sua fotografia. Come lei stessa dichiara “Fotografo artisti, scrittori, registi, fotografi, fotografe, attori, attrici perché è il mondo in cui vivo, sono gli amici con cui condivido viaggi, film, cene, o altre occasioni di vita. A posteriori posso dire che ho sempre cercato di fotografare persone che non si lasciano afferrare del tutto, e che cercano di proteggere una parte di sé". 

In occasione dell’allestimento a Villa Zito, all’omonimo volume della mostra antologica “Il tempo dell’attesa”, edito da Postcart, con testi di Roberto Andò, Letizia Battaglia, Giovanna Calvenzi, Salvatore Silvano Nigro, Dacia Maraini, Lia Pasqualino, Ferdinando Scianna, si aggiunge la pubblicazione intitolata “Quello che veramente ami, rimane”. "Forse tutto il mio lavoro - dice Lia Pasqualino - si potrebbe intitolare “Il tempo dell’attesa”. Il tempo del silenzio e dell’attesa, il senso che il tempo e il silenzio conferiscono ai nostri gesti, ai nostri desideri, ai nostri dolori. Credo di aver girato sempre intorno a questo tema, puntando alla qualità speciale di un tempo che ci sottrae al tempo".


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