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"In lyberty we trust", la mostra di Gabriella Ciancimino a Palazzo Ziino

L’artista rilegge le dinamiche di mobilità, di adattamento e di convivenza tra culture e colture differenti L’Accademia di Belle Arti di Palermo partecipa al programma Collateral Events di Manifesta12 con una mostra dedicata a Gabriella Ciancimino, artista palermitana da anni attiva sulla scena nazionale e internazionale. Inserita in Palermo Capitale della Cultura 2018, la mostra è il settimo appuntamento espositivo di Visual Startup, il programma di direzione artistica di Palazzo Ziino (via Dante 53) che il Comune di Palermo ha affidato all’Accademia. L’inaugurazione sarà mercoledì 13 giugno alle 18 e la mostra sarà aperta al pubblico dal giorno successivo e sino al 24 agosto (lunedì - venerdì 9.30 - 18.30, apertura straordinaria: 16 giugno 9.30 - 18.30. Ingresso gratuito).

Curato da Daniela Bigi e Gianna Di Piazza, Gabriella Ciancimino. In Liberty We Trust è un progetto ideato per le sale di Palazzo Ziino e realizzato mediante installazioni di dimensioni ambientali e imponenti wall drawings che si dispiegano tra le pareti, sui pavimenti, sulle finestre, immergendo lo spettatore in un anarchico paesaggio di piante endemiche. In continuità con un percorso che l’artista ha intrapreso in diversi Paesi del mondo, la mostra coniuga pensiero politico e ricerca botanica, concentrandosi sul valore simbolico attribuito alle piante endemiche, che migrano e che resistono adattandosi a vivere in situazioni climatiche differenti e secondo gli assetti più disparati. In questa occasione, a ispirare il discorso visivo troviamo innanzitutto la figura dell’architetto Ernesto Basile, che disegnò i tendaggi originari di questo Palazzo quando a fine Ottocento la Famiglia Ziino ne intraprese l’edificazione.

L’incontro di Gabriella Ciancimino con il lavoro del celebre maestro del Liberty siciliano è avvenuto in realtà molto tempo fa. Ad interessarla sono stati dapprima gli stilemi vegetali che innervavano le architetture di Basile e ne popolavano l’apparato decorativo, poi le iconografie botaniche presenti nel suo archivio, dove, tra le tante, non mancavano alcune significative piante endemiche (come ad esempio il Dipsacus Sylvestris, proveniente dal nord Africa e presente in zone aride, noto per aver sviluppato un sistema di resistenza che permette la raccolta dell’acqua piovana nelle foglie). Lo studio si è ampliato, parallelamente, alle specie vegetali insediatesi sulle coste della Sicilia, soprattutto quelle che hanno sviluppato forme di adattamento morfologico o fisiologico che consente loro di vivere, non solo di sopravvivere, in ambienti salini e aridi. L’intento dell’artista è quello di rileggere le dinamiche di mobilità, di adattamento e di convivenza tra culture e colture differenti, focalizzando l’attenzione sia su specie vegetali con un'elevata resistenza biologica sia su alcuni movimenti politici di stampo libertario.

Lo si evince facilmente in uno dei grandi wall drawings in mostra, dove le iconografie botaniche vengono intrecciate con le testate di periodici anarchici italiani, francesi e americani ritrovati in archivi e biblioteche (tra cui la Tamiment Library and Robert F. Labor Archives of New York e il Funds related to Anarchy and Pacifism dell’archivio Mundaneum, Centre d’archives de la Fédération Wallonie-Bruxelles & Espace d’expositions temporaires di Mons, in Belgio). In mostra viene evocato anche un altro giardino ad alto potenziale simbolico, quel leggendario tappeto di 65x25 m commissionato dal re persiano Cosroe II, conosciuto come Giardino di primavera, che rappresentava l’allegoria del Buono e del Cattivo Governo. Un tassello fondamentale nella storia del giardino mediterraneo. Ufficio stampa Laura Grimaldi ufficio.stampa@accademiadipalermo.it


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