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"Cuba. Tatuare la storia", la mostra a cura di Diego Sileo e Giacomo Zaza ai Cantieri Culturali

Da venerdì 7 ottobre a domenica 18 dicembre presso il padiglione ZAC dei Cantieri Culturali alla Zisa si terrà la mostra "Cuba. Tatuare la storia" a cura di Diego Sileo e Giacomo Zaza.

Presentata a Milano la mostra CUBA. Tatuare la storia che aprirà al pubblico il prossimo 7 ottobre negli spazi espositivi di ZAC Zisa Arti Contemporanee di Palermo, promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo in coproduzione con il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano. organizzazione e coordinamento progettuale di ruber.contemporanea. è la seconda tappa della collaborazione tra le due istituzioni dopo la personale della performer guatemalteca Regina José Galindo nel 2015. La mostra, che dal 5 luglio al 12 settembre sarà al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, per la prima volta su iniziativa di uno spazio pubblico italiano, traccia una linea guida sull’arte cubana, dentro e fuori dell’isola. Vede la partecipazione di 31 artisti cubani tra i più noti e influenti nel panorama artistico internazionale, attivi dalla fine degli anni Settanta in poi, più della metà dei quali oggi vive e lavora a L’Avana: Juan Carlos Alom, Tania Bruguera, María Magdalena Campos-Pons, Javier Castro, Celia-Yunior, Susana Pilar Delahante Matienzo, Ángel Delgado, Humberto Díaz, Carlos Garaicoa, Luis Gárciga, Luis Gómez Armenteros, Antonio Gómez Margolles, Félix González-Torres, Ricardo Miguel Hernández, Kcho, Tony Labat, Ernesto Leal, Reynier Leyva Novo, Los Carpinteros, Meira Marrero & José Toirac, Carlos Martiel, Ana Mendieta, Reinier Nande, Glexis Novoa, Marta María Pérez Bravo, Eduardo Ponjuán, Wilfredo Prieto, Grethell Rasúa, René Francisco Rodriguez, Lázaro Saavedra, Tonel.

Cuba è nell'immaginario collettivo luogo utopico e di contraddizioni: simbolo di resistenza per alcuni, di protesta per altri. Accostare lo sguardo a un Paese estremamente complesso come Cuba e alla sua esperienza artistica più recente non consente di omettere la dimensione politica e storica del Paese, soprattutto in relazione a quanto avvenuto nell'ultimo cinquantennio. Esperienze tanto specifiche e peculiari che si riflettono sulla stessa espressione artistica, in cui il confine geografico o politico agisce come elemento di connessione attivando riflessioni contrapposte. Dinanzi a così tanti elementi di natura e ordine diverso, che insieme confluiscono definendo le contraddizioni che poi sono la storia di un popolo, non resta che guardare al frammento; analizzare il particolare, senza avere la pretesa che sia il riflesso dell'universale, ma con la consapevolezza che ne costituisce un segmento necessario.

Come spiegano i curatori della mostra Diego Sileo e Giacomo Zaza, «Ogni frammento segnala il cambiamento e il rinnovamento dei sistemi di realtà nel tessuto cubano. Tutti i “frammenti” scelti per la mostra, tra analisi antropologica e sociale, tra azione critica e speculazione riflessiva, tra intervento pubblico e documento etnografico, metteranno a setaccio le verità e le illusioni del mondo cubano, la sua insularità, facendo eco anche alle voci delle comunità cubane fuori dai confini. Pertanto l’arte non può che essere un coacervo di introspezioni, archivi personali, spazi di rivolta, in dialogo con i fenomeni del tessuto ordinario dell’esperienza e i difficili processi post-rivoluzionari». La mostra parte da un omaggio a Ana Mendieta e Félix González-Torres, attraverso una vasta selezione di opere e installazioni di artisti attivi dalla metà degli anni Settanta del Novecento in poi, traccia un percorso che lega presenze più storicizzate con le ricerche delle ultime generazioni (artisti nati negli anni ‘80 e ‘90). Una narrazione articolata che si snoda attraverso la relazione con la propria terra, messa a fuoco da esperienze soggettive e riflessioni di carattere sociologico o etnografico. Le opere di Ana Mendieta presenti in mostra, marcano il rapporto viscerale e conflittuale allo stesso tempo, legato al vissuto biografico dell’artista e al suo desiderio di ritorno alla terra-utero.

«Regina José Galindo considera Ana Mendieta un punto di riferimento – afferma l’Assessore alla Cultura del Comune di Palermo Andrea Cusumano – La presenza a Palermo negli ultimi due anni di queste due grandi artiste rappresenta molto bene il valore della collaborazione tra ZAC Zisa Arti Contemporanee di Palermo e PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano». Il percorso espositivo di CUBA. Tatuare la storia disegna una costellazione di modi diversi di sentire l'appartenenza alla terra/paese. Dal legame ancestrale di Ana Mendieta, si passa a un rapporto di conflitto, sperimentato attraverso la denuncia, che mira a rompere le barriere, come nell’opera di Tania Brugera. O, come testimonia la produzione di Kcho, la relazione si basa sulla ri-costruzione dell’identità locale che avviene tramite la metabolizzazione dalla memoria e dalla storia dell’isola. In alcuni casi il rapporto con la terra è trattato in chiave più autobiografica ed etnografica come nell’opera María Magdalena Campos-Pons. Wilfredo Prieto attinge nel suo lavoro dalla società cubana, con cui mantiene un rapporto intenso seppur critico. Nei suoi lavori, attraverso oggetti d'uso quotidiano e apparentemente banali, inscena rappresentazioni che invitano ad una riflessione più ampia sulla società globalizzata, sulla mercificazione e il consumismo. Carlos Garaicoa, attraverso una costante indagine archeologica sulle città e sulle rovine dell'Avana, elabora una dimensione geografica come mappatura e paradigma di una situazione esistenziale e culturale.

L’esposizione valorizza molto il rapporto tra la ricerca individuale dell’artista e la realtà sociale in cui essa si sviluppa, tra il luogo dell’arte e il mondo esterno. Un'attenzione al tessuto sociale del territorio che, in alcuni casi, mira a dialogare con i luoghi/paesi in cui le opere vengono esposte e che in quest'ampia collettiva è testimoniata da due azioni/installazioni e una performance. Luis Gómez Armenteros si concentra sui rapporti di potere nell'arte. Nell'installazione pensata per Palermo propone una vera e propria disamina della produzione pittorica delle ultime generazioni. Un'installazione che, attraverso fotografie e strumenti di lavoro, documenta spazi, tecniche e processi creativi degli artisti attivi a Palermo: un dialogo filtrato ma che si basa su dati concreti per restituire visivamente un sistema di relazioni. Eduardo Ponjuan, vincitore del Premio Nazionale Cubano di Arti Visive nel 2013, ripropone a Palermo l'installazione Besame Mucho con alcune variazioni e, soprattutto, con il coinvolgimento delle diverse comunità di immigrati presenti in città. L'opera si ispira ad una pratica nota col nome di shoefiti (shoe e graffiti), termine che mira a sottolinearne il carattere effimero, proprio dell'arte di strada.

Il performer Carlos Martiel (1989) ha pensato per Palermo un’azione inedita legata al macro tema del Mediterraneo. Le sue performances, spesso estreme e dal carattere eversivo proprio della denuncia, richiedono grande capacità di sopportazione del dolore fisico, sono incentrate su temi politici legati alla privazione della libertà. “Il mio principale interesse – spiega l’artista- è mettere a fuoco le problematiche dominanti, domandarmi quali siano le cause profonde dell’immigrazione africana verso l’Europa “. Il catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale, conterrà testi inediti dei due curatori e dell’artista e critico d’arte Tonel, oltre a un ricco apparato iconografico.

CUBA. Tatuare la storia

Palermo 7 ottobre – 18 dicembre 2016

ZAC Zisa Arti Contemporanee – via Paolo Gili, 4

orari di apertura: martedì – domenica dalle 9.30 alle 18.30 - lunedì chiuso

ingresso gratuito

Contatti: +39 380 2003336 – info@rubercontemporanea.it


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