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"Stabat Mater", la musica lirica di Giovanni Battista Pergolesi nella chiesa di Aspra

Si terrà domenica 18 marzo, alle ore 19.30, il concerto “Stabat Mater” di Giovanni Battista Pergolesi presso la chiesa Maria Santissima Addolorata di Aspra.

Il terzo appuntamento della stagione concertistica “Città di Bagheria” sceglie questa volta la frazione marinara di Aspra per proporre un concerto cui si esibiranno il mezzosoprano Alessia Sparacio e il soprano Tullia Bellelli, allo organo Lorenzo Prodita. Organizzata dall’associazione BeQuadro coordinata dal direttore artistico Salvatore Di Blasi e presieduta dal presidente Francesco Passantino, la stagione concertistica gode del patrocinio del Comune di Bagheria.

Il concerto “Stabat Mater” avrà il seguente programma: Stabat Mater (Grave) Duetto, Cujus animam (Andante) Aria per soprano, quam tristis (Larghetto) Duetto, Quae moerebat (Allegro moderato) Aria per contralto, Quis est homo (Largo, Allegro) Duetto, Vidit suum (Tempo giusto) Aria per soprano, Eja Mater (Allegro moderato) Aria per contralto, Fac ut ardeat (Allegro) Duetto, Sancta Mater (Tempo giusto) Duetto, Fac ut portem (Largo) Aria per contralto, Inflammatus (Allegro) Aria per soprano, Quando corpus e amen (Largo e Allegro) Duetto. 

La composizione dello “Stabat Mater” fu commissionata a Pergolesi probabilmente nel 1734, dalla laica confraternita napoletana dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo, per officiare alla liturgia della Settimana Santa. Nella stesura Pergolesi si mantenne fedele in linea di principio con l'esperienza di Scarlatti: simile è la strumentazione per archi e basso continuo, inalterata la presenza nelle parti solistiche delle due sole voci di soprano e contralto.

Entrambi i compositori suddividono la sequenza in una serie di duetti ed arie solistiche, così come era di prassi nel XVIII secolo: i numeri musicali infatti sono 12 per Pergolesi e ben 18 per Scarlatti. Ciò indica quanto la versione pergolesiana sia più breve e più concisa rispetto alla precedente: infatti, considerando l'intera sequenza composta da 20 stanze, il rapporto fra i diciotto numeri musicali di Scarlatti è quasi di un numero per stanza.

Il lavoro di Pergolesi quindi è più compatto, ma al contempo non rinuncia alla struttura tradizionale così accentuata in quello precedente, nonostante le concezioni armoniche e melodiche risultino innovative ed al passo con le tendenze della musica di scuola napoletana ed europea. In effetti, può essere stata questa la ragione che spinse la confraternita a sostituire il lavoro di Scarlatti con una composizione "alla moda".

Le innovazioni nel campo della musica sacra, sebbene incontrino maggior difficoltà ad attecchire rispetto a quelle di altri generi, trovano invece una unitaria compostezza nello Stabat Mater di Pergolesi: ciò avviene da un punto di vista stilistico grazie all'approdo ad una prospettiva più squisitamente sentimentale (Teoria degli affetti), incentrata sul pathos del testo sacro e, da un punto di vista tecnico-compositivo, grazie all'alleggerimento degli austeri toni presenti nella versione scarlattiana.

Ciò non implica un completo abbandono delle forme tipiche della tradizione sacra - presente per esempio nei richiami arcaicizzanti di alcuni passaggi del "Fac, ut ardeat cor meum" - ma esse si compendiano in un perfetto bilanciamento con i drammatici trilli del "Cujus animam gementem" o nell'interpretazione dei toni dell'anima con il "Fac me vere tecum flere". Tali caratteristiche, fanno di questo lavoro uno dei più importanti esempi della musica italiana del '700.


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