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"La dodicesima notte", Carlo Cecchi torna al Teatro Biondo

Venerdì 15 aprile alle 21 e fino al 24 aprile Carlo Cecchi torna a Shakespeare e al Teatro Biondo con La dodicesima notte, commedia corale fondata sugli equivoci, sugli scambi d’identità e di genere.

Regista di una memorabile Trilogia shakespeariana che il Teatro Biondo ha prodotto negli anni ’90 presso il Teatro Garibaldi, oggi porta uno Shakespeare insolito che, nella traduzione della poetessa Patrizia Cavalli, con le musiche di Nicola Piovani, la scena di Sergio Tramonti, le luci di Paolo Manti e i sontuosi costumi di Nanà Cecchi, permette al regista, che ha riservato per sé il ruolo di Malvolio, di orchestrare un gioco attoriale straordinario, avvalendosi di un cast eccezionale: Remo Stella, Giuliano Scarpinato, Eugenia Costantini, Davide Giordano, Federico Brugnone, Barbara Ronchi, Daniela Piperno, Vincenzo Ferrera, Loris Fabiani, Dario Iubatti.

Lo spettacolo, prodotto da Marche Teatro in collaborazione con l’Estate Teatrale Veronese, è il risultato di un importante lavoro sulla stilizzazione dei personaggi attraverso quella maestria che ha fatto di Cecchi il più moderno regista tra i grandi registi-interpreti del teatro italiano. Avendo a disposizione i classici temi shakespeariani e una raffinata comicità, il regista costruisce uno spettacolo brillante, applaudito su tutti i palcoscenici di una lunga tournée italiana. E proprio dell’aspetto tragicomico della pièce, determinante per il suo fascino, dice Cecchi: «Malgrado la sua funzione comica il plot della commedia ha uno svolgimento più amaro: la follia che la percorre, come in un carnevale dove tutti sono trascinati in un ballo volteggiante, trova il suo capo espiatorio nel più folle dei personaggi: il maggiordomo, un attore comico che aspirava a recitare una parte nobile, quella del Conte Consorte. Shakespeare è il Teatro assoluto. Un’attualità che va al di là dell’attualità. È talmente universale Shakespeare, che quasi miracolosamente diventa sempre, immediatamente, Teatro».

Note di regia

«Illiria. Il Duca e la Contessa hanno due tenaci fissazioni: il Duca si è fissato sulla Contessa perché lei non ne vuole sapere; la Contessa si è fissata sul fratello morto, al quale vuole restare fedele per sette anni. Con questi due begli esemplari di nevrosi narcisistica, tutto resterebbe nell’immobilità e addio commedia. Ma il Destino – e Shakespeare – fanno scoppiare una tempesta: una nave fa naufragio, dal quale si salva una ragazzetta di nome Viola. Nel naufragio ha perduto un fratello. La ragazzetta si trova sperduta in Illiria; ma è piena di risorse (vecchiotte, a dir la verità: Plauto, gli Italiani, già Shakespeare in commedie precedenti) e decide di travestirsi da ragazzo e di diventare il paggio del Duca.
Il Duca lo prende in grande simpatia (il paggio-ragazza si innamora tambur battente di lui) e decide di farlo diventare il suo messaggero d’amore con la Contessa. La Contessa si innamora subito del paggio e le cose si metterebbero male perché il paggio è una femmina e al tempo di Shakespeare i matrimoni gay, o almeno i pacs, non erano previsti. Ma il Destino e Shakespeare hanno risparmiato il fratello del paggio-ragazza, il quale, essendo suo gemello, è tale e quale alla sorella-fratello.

Così questo fratello scampato al naufragio e inseguito anche lui da un innamorato, si sistema volentieri con la Contessa, che lo prende per il paggio-ragazza di cui si era invaghita.
Si sposano presto presto. Il Duca esplode di gelosia, ma poi chiarito l’equivoco si calma e si prende il paggio-ragazza come futura sposa. Questo è il plot principale. Ma ce n’è un altro, forse più importante. È un plot comico e si svolge alla corte della Contessa: lo zio ubriacone e l’astuta dama di compagnia; un maggiordomo e un cretino di campagna che spasimano ambedue per la Contessa e, non poteva mancare, il fool. Malgrado la sua funzione comica, questo plot ha uno svolgimento più amaro: la follia che percorre la commedia, come in un carnevale dove tutti sono trascinati in un ballo volteggiante, trova il suo capo espiatorio nel più folle dei personaggi: il maggiordomo, un attore comico che aspirava a recitare una parte nobile, quella del Conte Consorte.

L’amore è il tema della commedia; la musica, che come dice il Duca nei primi versi “è il cibo dell’amore” ha una funzione determinante. Non come commento ma come azione. La scena reinventerà un espace de jeu che permetta, senza nessuna pretesa realistica o illustrativa, il susseguirsi rapido e leggero di questa strana malinconica commedia, perfetta fino al punto di permettersi a volte di rasentare la farsa».

Musicisti: Luigi Lombardi d’Aquino e Sergio Colicchio tastiere e direzione musicale, Alessandro Pirchio e Alessio Mancini flauti e chitarra, Daniele D’Ubaldo strumenti a percussione, produzione Marche Teatro, in collaborazione con Estate Teatrale Veronese.

Calendario delle rappresentazioni e turni:

ven. 15 aprile 2016 – ore 21.00 – PRIME
sab. 16 aprile 2016 – ore 21.00 – S1
dom. 17 aprile 2016 – ore 17.30 – D1; mar. 19 aprile 2016 – ore 21.00 – S2
mer. 20 aprile 2016 – ore 17.30 – P1
gio. 21 aprile 2016 – ore 17.30 – P2
ven. 22 aprile 2016 – ore 21.00 – S3
sab. 23 aprile 2016 – ore 21.00 – S4
dom. 24 aprile 2016 – ore 17.30 – D2

Biglietti:  Platea e palchi: primo settore intero euro 32 – ridotto euro 29, secondo settore intero euro 27 – ridotto euro 24, terzo settore intero euro 24 – ridotto euro 22. Galleria: primo settore intero euro 18 – ridotto euro 16, secondo settore intero euro 15 – ridotto euro 13, terzo settore intero euro 13 – ridotto euro 11. 

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