Economia

Via Amari, la resa del "signor Cibus": "Impossibile andare avanti"

La chiusura del ristorante fa seguito a quelle di una storica agenzia di viaggi e di un garage, oltre al trasloco di un altro negozio: "Questa è una strada ormai fuori dal mondo", dice il titolare a PalermoToday. Dal Comune nessuna replica

Dopo un tira e molla durato un paio di anni alla fine “Sapori di Sicilia - Risto Cibus” ha abbassato le saracinesche. L’azienda, al civico 79 di via Emerico Amari, ha scritto la parola fine alla propria attività, zoppicante da qualche mese a causa di un mix tra crisi e cantiere ancora aperto per la realizzazione dell’anello ferroviario.

“Se dovessi fare una percentuale direi che la causa di questa chiusura è imputabile al 90 per cento ai lavori infiniti della Tecnis e al 10 per cento ad un momento di crisi che ha investito tutto il commercio”. A commentare la chiusura del ristorante aperto dal 2013 è proprio il suo titolare, Franco Giglio, noto in città come il “signor Cibus”, imprenditore che da tanti anni ha scommesso proprio nel settore del food&beverage di qualità. “Non potevamo aspettarci che i lavori sarebbero durati così tanto. Dal 2014 al 2017 tutto l’anello ferroviario doveva essere completato - spiega Giglio -. Siamo vittime di un cantiere che ci ha costretto a licenziare prima cinque dipendenti, ora gli ultimi dieci, e a chiudere. Quindici famiglie sono a casa di fronte al disinteresse delle istituzioni”.

Una chiusura annunciata, secondo il titolare di Cibus, quella della sua attività, che fa seguito a quelle della storica agenzia di viaggi Ruggieri, di un garage - che proprio in via Amari aveva il suo ingresso - e al trasloco di Tre Erre Ceramiche in via Roma. “Avremmo tanto voluto avere quelle contribuzioni promesse, che non sono mai arrivate - prosegue Giglio -. Sindaco, assessori, prefetto, nessuno ci è stato accanto per scongiurare questo epilogo. Per questo, queste chiusure, sono da considerarsi il frutto di una irresponsabilità amministrativa”.

Al momento della chiusura, oltre a quelli personali, Cibus vanterebbe un debito nei confronti del Comune pari a circa 10 mila euro. “Tra la tassa sull’immondizia e quella sul suolo pubblico il nostro debito nei confronti dell’amministrazione è da capogiro - conclude Franco Giglio -. Si tratta di un paradosso che noi abbiamo contestato nelle sedi opportune. Avremmo dovuto pagare la Tari, quando in realtà noi commercianti abbiamo mantenuto il decoro dinanzi alle nostre insegne. E avremmo persino dovuto pagare il suolo pubblico, che tuttavia ci è stato tolto per via di una strettoia di 80 centimetri”.

Il calo del fatturato, secondo le stime del signor Cibus, ammonterebbe a circa il 70 per cento fino al 2016 cui si aggiungerebbe un 10 per cento in più nel primo semestre del 2017. “Questa è la città dove un imprenditore è costretto a subire un notevole costo burocratico delle autorizzazioni, a perdere il suo cospicuo investimento iniziale e a non avere più le risorse per poter riaprire altrove - precisa Giglio -. Via Emerico Amari è una strada ormai fuori dal mondo”. PalermoToday ha contattato il Comune per una replica senza ricevere alcuna risposta. 


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