Cronaca

L'area è interdetta, gli studenti adottano il Teatro del Sole... dalla terrazza

Ad Acqua dei Corsari i ragazzini della scuola media Renato Guttuso che partecipano a "Panormus, la scuola adotta la città nascosta", saranno costretti a fare da ciceroni dal balcone

La vista dalla terrazza della scuola dove i ragazzi faranno da ciceroni

I ragazzini della scuola media Renato Guttuso hanno scelto il Teatro del Sole di Acqua dei Corsari, ma per quest’anno la loro sarà un’adozione "a distanza" perché l’area è interdetta. Il prossimo weekend una sessantina di ciceroni delle classi seconde e terze dell’istituto di via Messina Marine illustreranno ai partecipanti le caratteristiche del territorio e la storia di quel tratto di costa purtroppo abbandonato da anni al degrado, martoriato dagli stessi cittadini e lasciato in parte nell’oblio dalle istituzioni. Si, ma dalla terrazza.

“Abbiamo aderito al progetto 'Panormus - la scuola adotta la città' a novembre 2015 - spiega la dirigente scolastica Anna Maria Pioppo - e solo lunedì, nonostante sopralluoghi con l’Amministrazione e carteggi vari nel recente passato, ci è stato comunicato che noi e i nostri studenti non potremo entrarvi". L’assessore comunale alla Scuola Barbara Evola, spiega: "La situazione era questa sin dall’inizio, ma abbiamo sperato fino all’ultimo che si riuscisse ad aprire loro uno spazio. Il senso ‘politico’ ed educativo di questo progetto non cambia, anzi: bisogna accendere i riflettori su alcuni spazi da rivalutare e restituire alla città".

Le due docenti Valentina Messina e Cinzia Citarrella, nel progetto rispettivamente referenti per l’educazione ambientale e la legalità, insieme alla preside e ai giovani alunni, avevano scelto con coscienza quello splendido tratto di costa martoriato. "Una scelta educativa - spiegano - che ha permesso ai ragazzi di imparare tanto dal territorio circostante adottando ‘la città nascosta’, che era tra l’altro uno dei temi del progetto. Speravamo che riuscissero a bonificare almeno un pezzetto di quest’area per consentire loro di mostrare il lavoro fatto, tra cartelloni, analisi documentali e mostre fotografiche". Un modo diverso per vivere la didattica e aiutare a formare le coscienze dei cittadini di domani, nella speranza che possano trovare nella conoscenza "l’arma" per non commettere gli errori che qualcun altro può aver fatto in passato. Ma così non è andata, o almeno non esattamente, e quindi ai circa sessanta ciceroni toccherà stendere le dita per indicare a distanza i luoghi e raccontare le loro storie.

Un sogno quasi infranto ma che, "volendo vedere il bicchiere mezzo pieno" come spiegano le professoresse, potrà servire da stimolo alle nuove generazioni di cittadini provenienti da quel plesso che si trova in dei locali in affitto dei “Padri vocazionisti”, di fronte a un parco intitolato forse “frettolosamente” a Libero Grassi, l’imprenditore che ha pagato con la vita la sua lotta alla mafia, e dove i principi della legalità trovano difficoltà a mettere radici la tra terra e i rifiuti di Acqua dei Corsari. Con questa occasione le docenti e la dirigente scolastica colgono l’occasione per lanciare un appello, alla cittadinanza e alle istituzioni, affinché "appoggino sempre e incondizionatamente i giovani nelle loro battaglie civiche, in zone dove una scuola e una stazione dei carabinieri sono e devono essere presidi di legalità". Ma non solo: "Vorremo una scuola nuova - spiega la preside Pioppo - dove i nostri ragazzi possano godere a pieno il loro percorso educativo e di crescita, dove ci siano spazi adeguati alle loro necessità, per rendere sempre più importante il ruolo della scuola, soprattutto in una periferia come la nostra". Un tema per il quale l’assessore Barbara Evola, conscia della lentezza della burocrazia, non vuole dare illusioni: "Nei vecchi piani regolatori era prevista un’area in via Galletti per una nuova costruzione. Entro la fine del mandato speriamo di potere dare loro dei locali nuovi e accoglienti".

Quel tratto di Costa Sud, diventato negli anni anche scenario di un delitto oltre che un’area scambiata nei decenni per discarica abusiva, è stato oggetto di una serie di interventi a partire dal 2012 con spese per circa 5 milioni di euro di fondi europei, per poi di tornare nuovamente nel degrado. Per la riqualificazione della zona era stato fatto un "piano di caratterizzazione" e la ditta incaricata della messa in sicurezza aveva effettuato degli accertamenti per vedere quali rifiuti ci fossero nel sottosuolo, con il timore generale di trovare eternit, materiale di risulta e chissà cos’altro ancora. "L’area non è stata sottoposta a delle procedure corrette di bonifica - spiega Giovanni Abbate, responsabile territoriale dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente - e quindi abbiamo provveduto ad effettuare nuovi carotaggi lo scorso dicembre i cui risultati sono arrivati proprio oggi. In poco tempo dovremmo avere delle risposte definitive sugli interventi da intraprendere. Valuteremo l’eventuale presenza di inquinanti o sostanze particolari, anche in relazione alle falde acquifere. Qui, oltre al problema dei rifiuti, c’era chi veniva a bruciare i cavi per estrarne il rame".

Un’espressione forse calzante sulla zona e sulla sua più recente storia l’ha fornita Franco Pennino, presidente del Comitato Civico Costa Sud. "E’ come se qualcuno si fosse lavato le mani senza farsi il bidè. Per questa costa la città di Palermo si è dovuta mettere in trincea per guadagnarsi l’ordinario. Una cosa scandalosa! In campagna elettorale si è fatta un po’ di pulizia, e poi non è successo nulla. Tra l’altro i rifiuti sono stati tolti da una parte e ammucchiati da un’altra. Il Ministero ha dichiarato quella zona balneabile. Il Comune, pur sapendo che a Palermo c’è tanta povera gente che non può andare a mare a Cefalù, potrebbe fare qualcosa, ma non toglie i divieti perché ciò significherebbe poi mettere servizi igienici, bagnini e tutto quello che concerne la sicurezza. E poi qui, a Palermo, si preferisce mettere sotto sequestro qualcosa per vent’anni e nascondere la testa sotto la sabbia piuttosto che intervenire". Ma l’Amministrazione comunale, che negli ultimi giorni ha predisposto alcuni interventi nel tratto della costa con personale delle società partecipate Rap e Reset, sostiene di voler restituire le necessarie condizioni di vivibilità per la zona: "Qui sono stati spesi dei soldi, non sperperati, perché si sono fatte anche delle opere sott’acqua - spiega l'assessore Giuseppe Gini, con delega su Mari e coste - che non si vedono ma che erano necessarie. Vogliamo che i palermitani possano fruire di Acqua dei Corsari, di certo non lasciarla nel degrado in cui si trova".
 

Nelle foto in basso anche l'ex opicifio accanto alla scuola e ora impacchettato in attesa dello smaltimento


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