Cronaca

"Prestanome di Riina e Brusca" Sequestrati beni a imprenditore

Giovanni Simonetti, 62 anni, impegnato nel campo agricolo, era già stato condannato negli anni '80 ad otto anni di reclusione per un vasto traffico di sostanze stupefacenti

Sequestrati oltre 10 milioni di euro ad un imprenditore agricolo palermitano, Giovanni Simonetti,  ritenuto “vicino” al mandamento mafioso di San Giuseppe Jato.

L’uomo, che oggi ha 62 anni, era già stato condannato negli anni ‘80 ad otto anni di reclusione per un vasto traffico di sostanze stupefacenti tra la Sicilia ed il Piemonte nel quale sono risultati coinvolti anche esponenti di “Cosa Nostra”. Alla fine degli anni ’90 l’imprenditore aveva subito un primo sequestro di beni perché ritenuto “prestanome” dei boss Salvatore Riina e Giovanni Brusca, per conto dei quali aveva perfezionato compravendite di terreni e fabbricati impiegando denaro di provenienza illecita.

Dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia era proprio Giovanni Brusca, boss di San Giuseppe Jato, ad incassare di fatto gli ingenti profitti dell’imprenditore. Anche gli  accertamenti economico-patrimoniali svolti dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Palermo, hanno dimostrato non solo come gli ingenti investimenti effettuati negli anni dall’imprenditore e dai suoi familiari fossero incongruenti rispetto ai redditi dichiarati ed alle attività ufficialmente svolte, ma anche che alcune cessioni di terreni di loro proprietà erano in realtà state effettuate solo “sulla carta”, al fine di eludere le indagini sulla ricostruzione del patrimonio.

Poiché parte del patrimonio dell’imprenditore, per il quale sono stati acquisiti elementi indicativi in merito alla provenienza illecita, è stato nel tempo effettivamente dato a terzi, il sequestro ora eseguito dalle fiamme gialle colpisce altri beni del soggetto, per valore pari a quelli di presunta derivazione illecita.

Si tratta dell’applicazione di un’importante previsione del nuovo Codice Antimafia che prevede appunto il sequestro e la confisca “per equivalente”, vale  a dire in misura pari al valore dei beni e delle disponibilità che il titolare ha sottratto al procedimento di misure di prevenzione antimafia, che ha quindi colpito due imprese agricole, 70 terreni, 12 unità immobiliari e diversi fabbricati rurali e magazzini a Monreale, San Cipirello e San Giuseppe Jato, oltre a varie disponibilità finanziarie riferibili all’imprenditore ed ai suoi familiari, per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro.


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