Equo canone, eredi condannati a risarcire l'affittuario: dovranno restituire 180 mila euro
Così hanno deciso i giudici d'appello mettendo fine alla causa intentata da un uomo dopo un contratto durato quasi 20 anni. A quantificare l'importo un consulente nominato dal tribunale che comprende le eccedenze, le spese legali, il deposito cauzionale e gli interessi
Dopo aver vissuto per quasi vent'anni in quell’appartamento preso in affitto gli eredi dei vecchi proprietari avevano forse deciso di rientrarne in possesso. E proprio nel periodo in cui l’uomo, oggi novantenne, si sarebbe trovato in ospedale. Un rapporto che si è incrinato definitivamente quando l'affittuario si è visto negare la restituzione della caparra fino alla riconsegna dell’immobile. In primo grado il tribunale gli aveva dato torto ma in appello il giudice ha ribaltato la sentenza. Adesso - tra gli interessi, le spese legali e soprattutto la differenza tra quanto corrisposto e il cosiddetto equo canone - dovranno restituirgli quasi 180 mila euro.
Così hanno deciso i giudici della seconda sezione civile della corte d’Appello del Tribunale di Palermo (Daniela Pellingra presidente, Giuseppe Lupo consigliere relatore, Cristina Midulla consigliere) dando ragione a un uomo che è stato assistito dall’avvocato Flora D’Alia (foto allegata). Il novantenne si era trasferito con la moglie in un appartamento di via Libertà nel lontano 1994. Da allora i contratti (della tipologia 4+4 anni) sarebbero stati rinnovati tacitamente fino al fatidico anno della rottura, il 2012, quando la moglie si è vista arrivare a casa gli ufficiali giudiziari. Il lungo processo si era concluso in primo grado con la condanna degli eredi (figli e nipoti dell’allora proprietario) a versare solamente 929 euro come parziale restituzione del deposito cauzionale (più gli interessi maturati dal 2012).
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