Cronaca

La Cassazione: “Dell’Utri mediatore tra mafia e Berlusconi”

Depositata la sentenza con cui è stato disposto il rinvio del processo. "In posizione di vittima l'ex premier pagò 'cospicue somme' in cambio 'dell'accordo protettivo' contro il rischio sequestri ai suoi danni e dei suoi familiari"

Il senatore Marcello Dell'Utri è stato il "mediatore" dell'accordo protettivo per il quale Berlusconi pagò alla mafia "cospicue somme" per la sua sicurezza e quella dei suoi familiari. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate della sentenza che ha annullato con rinvio la condanna per concorso esterno a Dell'Utri. In "posizione di vittima", l'ex premier Silvio Berlusconi, all'epoca "imprenditore" - sottolinea la Cassazione nella sentenza 15727 - pagò "cospicue somme" in favore di Cosa Nostra in cambio "dell'accordo protettivo" contro il rischio di sequestri ai suoi danni e dei suoi familiari.

Dunque, per i giudici della Cassazione, il concorso esterno di Marcello Dell’Utri alle attività di Cosa nostra esiste ma non è stato adeguatamente provato dai giudici di Palermo. Infatti, spiega la Suprema corte, “ è probatoriamente dimostrato che Marcello Dell'Utri ha tenuto un comportamento di rafforzamento dell'associazione mafiosa fino ad una certa data”. Ai giudici della nuova sezione della corte d’appello che dovranno celebrare di nuovo il dibattimento, la Cassazione raccomanda di “esaminare e motivare se il concorso esterno sia oggettivamente e soggettivamente configurabile a carico di Dell'Utri, anche nel periodo di assenza dell'imputato dall'area imprenditoriale Fininvest e società collegate (periodo intercorso tra il 1978 e il 1982)". I giudici del rinvio dovranno verificare anche se il concorso esterno sia configurabile pure nel periodo successivo.

La Cassazione, nel confermare gli addebiti di concorso esterno in associazione a delinquere, a carico di Marcello Dell'Utri per i fatti contestatigli fino al 1978 (quando ancora non era stata introdotta nel codice l'aggravante mafiosa) afferma che non è importante la circostanza che le somme pagate da Berlusconi non siano state indicate con precisione in quanto il pentito Di Carlo le quantifica in 100 milioni di lire, mentre il pentito Galliano parla di un regalo di 50 milioni fatto dall'imprenditore, e il pentito Cucuzza parla di versamenti di 50 milioni l'anno. Quel che è "rimasto invariato e ripetuto" sottolinea la Cassazione é "il tema della ricerca e del raggiungimento di un accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra per il tramite di Cinà e di Dell'Utri". Accordo - prosegue la Cassazione - "volto a realizzare una proficua e reciproca collaborazione di intenti".

Silvio Berlusconi pagò Cosa Nostra, per assicurare la sua protezione e quella dei suoi cari, in base ad un intento originato "da uno stato di necessità per l'imprenditore". Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni che riaprono il processo d'appello per Marcello Dell'Utri. La Cassazione spiega che l'accordo con il sodalizio mafioso era "volto a garantire la "libertà di movimento e di iniziativa" a Berlusconi e "il vantaggio economico personale e del gruppo, per Cosa Nostra". (Ansa)
 


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