San Giuseppe Jato, omicidio Conigliaro: arrestati due complici del marito
Due parenti di Salvatore Maniscalco, Antonino Caltagirone e suo padre Vincenzo, secondo i carabinieri avrebbero avuto un ruolo nell'uccisione della donna, trovata carbonizzata dentro un fusto metallico. Decisivi i tabulati telefonici
Due parenti di Salvatore Maniscalco, in carcere con l'accusa di aver ucciso la moglie Concetta Conigliaro a San Giuseppe Jato sono stati arrestati dai carabinieri perchè ritenuti suoi complici. Sono Antonino Caltagirone, 32 anni, e suo padre Vincenzo, 72 anni, rispettivamente cugino e zio di Maniscalco. Nei loro confronti ha emesso ordinanze di custodia cautelare il gip Lorenzo Matassa, su richiesta dei sostituti procuratori Gianluca De Leo e Ilaria De Somma. Il marito aveva denunciato il 23 aprile scorso l'allontamento volontario di Concetta Conigliaro, ma su di lui si erano subito concentrati i sospetti e quanto l'8 giugno scorso era stato fermato l'uomo aveva fatto ritrovare i resti carbonizzati della moglie dentro un fusto metallico nelle campagne di contrada Gambascio.
Dopo approfondite indagini per ricostruire i giorni antecedenti alla sparizione della donna, l'attenzione degli investigatori si focalizzò sul marito. A tradirlo fu un particolare: i tabulati sviluppati sulla scheda sim della donna ne avevano dimostrato l'associazione con il telefono dell'uomo il 13 aprile e, dunque, dopo quattro giorni dal 9 aprile, che più circostanze indicavano come ultimo giorno di accertata presenza della vittima.
Dopo un lungo interrogatorio Maniscalco era crollato e aveva condotto gli investigatori sul luogo in cui furono trovati parziali resti carbonizzati della moglie. Ma sia davanti al pm che al gip l'uomo aveva alternato profondi silenzi a dichiarazioni inverosimili o contraddittorie, facendo riferimento a terzi. Così sin da subito gli investigatori si convinsero che l'uomo non aveva agito da solo e i suoi stretti legami con i Caltagirone, rispettivamente zio e cugino, insieme ai quali lavorava quale manovale per la raccolta e lo smaltimento di rifiuti ferrosi, avevano indirizzato i sospetti su questi ultimi, già sentiti nelle primissime battute dell'indagine.
Ma il riscontro con la ditta che generalmente riceveva i carichi di rifiuti metallici da parte dei Caltagirone ha dimostrato che, nonostante in quel periodo i due avessero effettuato numerose consegne, tra quanto versato e figurante sulle diverse ricevute non figurava alcun fusto metallico. Da un'intercettazione nell'auto utilizzata da padre e figlio emergono poi i timori dei due di essere coinvolti nell'indagine. Dopo gli adempimenti di rito Antonino Caltagirone è stato condotto all'Ucciardone, mentre il padre settantaduenne è stato posto ai domiciliari.
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