Cronaca

Ricorso al Tar sul piano Mobilità del Comune: "Studi approssimativi, iter violati e cittadini ignorati"

Un gruppo di 30 cittadini si è rivolto al Tar per chiedere l'annullamento della delibera della Giunta Orlando con cui è stato adottato il Pums. "Non siamo contro il tram, ma sono state prese decisioni illogiche. In via Libertà costi più ridotti con i bus elettrici"

Da sinistra Massimiliano Giudice, Roberto Bissanti, Nadia Spallitta, Anna Cucina

Presentato un ricorso al Tar contro il Pums, acronimo di Piano urbano della mobilità sostenibile: un complesso studio da affidare a urbanisti, ingegneri, economisti e altri esperti per decidere come e cosa pianificare per rendere più vivibile la città e migliorare gli spostamenti di persone e merci. Un gruppo di circa 30 cittadini si è rivolto al Tribunale amministrativo per chiedere l’annullamento della delibera della Giunta Orlando con cui è stato adottato il Piano promosso dall'assessore Giusto Catania e delle note del 16 settembre 2019 con cui i dirigenti comunali dell’area Pianificazione urbanistica e mobilità hanno rigettato in blocco e "senza reale attività istruttoria" le osservazioni, come previsto per legge, fatte da alcuni professionisti sulle scelte dell’amministrazione.

Nell’atto depositato dagli avvocati Nadia Spallitta e Anna Cucina vengono snocciolati in 50 pagine diversi aspetti tecnici sulla procedura seguita, forzata nei modi e nei tempi - secondo i firmatari - per non perdere i finanziamenti statali e "calare" con fretta quanto già di fatto programmato con tram, parcheggi e quant'altro. Tra le principali contestazioni in relazione all’adozione del Piano, si legge, “non risultavano espletate le obbligatorie e preliminari procedure di partecipazione e condivisione con la cittadinanza, non veniva allegato alcun verbale contenente eventuali proposte presentate da cittadini o associazioni portatori di interessi collettivi che invero non erano stati mai coinvolti in nessuna sede predeterminata”.

“Le associazioni di categoria - hanno spiegato l’architetto Massimiliano Giudice, l’ingegnere Roberto Bissanti e l’avvocato Spallitta - non sono state invitate a studiare e riferire quale fosse la loro idea di mobilità urbana. Stessa cosa con i cittadini, che sono stati invitati a due ‘incontri partecipativi’ dopo l’adozione del Piano, relativo a due riunioni avvenute un mese prima in due circoscrizioni e di cui non esiste alcun verbale. Si sarebbe dovuto tenere conto che il Pums, strumento di pianificazione strategica con un orizzonte temporale di 10 anni, deve sviluppare una visione e proporre il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica attraverso la definizione di azioni orientate a migliorare efficacia ed efficienza del sistema mobilità, comprendendo anche il territorio della Città metropolitana e considerando dunque i pendolari e lo spostamento delle merci”.

Oltre a ciò ci sarebbe un altro problema di carattere procedurale che secondo i ricorrenti rischia di impoverire alcuni dei principi previsti del decreto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 4 agosto 2017 per un atto di programmazione di questa portata, da considerare un “libro dei sogni” frutto di analisi, parametri, criteri e numeri che devono tradursi in scelte politico-amministrative che tendano al miglioramento della qualità della vita. Su questo principio si basa la previsione di un gruppo interdisciplinare per valutare i costi economici e ambientali e gestire i processi di partecipazione con il supporto di personale interno ed esterno all’amministrazione.

“Durante una riunione in commissione Urbanistica precedente all’adozione del Piano - hanno raccontato i professionisti - il Comune ha detto di non avere al suo interno le competenze per fare questo lavoro. Ed è stato messo a verbale. Nel quadro conoscitivo di aprile 2019 non veniva indicato alcun esperto chiamato a contribuire ai lavori, nella versione definitiva di appena due mesi dopo sono comparsi solo i nomi di un docente e un dottorando entrambi di Economia”. L’adozione del Pums dovrebbe inoltre essere dotato del rapporto ambientale (contenente le informazioni sulle caratteristiche del progetto e i suoi probabili effetti significativi sull’ambiente) e quindi della Vas, la Valutazione ambientale strategica.

Il gruppo di cittadini che si è rivolto al Tar ha annunciato che integrerà il ricorso con motivazioni aggiuntive non appena verranno messi insieme i pezzi delle ultime analisi fatte sui dati utilizzati dall’amministrazione. “Ci teniamo a precisare - è stato sottolineato - che non siamo contro il tram e chiaramente vogliamo anche noi che il trasporto pubblico diventi un punto di riferimento per Palermo, ma sono state prese decisioni che consideriamo illogiche e approssimative. Ok alla linea che si collega con l’Università e passa da corso Tukory congiungendosi con la linea 1, non siamo d’accordo con la nuova linea che deve attraversare il centro e via Libertà dove secondo noi funzionerebbero meglio i bus elettrici o altro con costi ben più ridotti”.

Secondo quanto indicato nel ricorso “appare anomala la decisione di far confluire metro e tram sullo stesso asse viario di via Libertà con un aggravio non necessario di costi e con una scelta non giustificata dall’analisi dei flussi veicolari. Il Piano regolatore non prevede questo percorso tranviario e quindi si tratta di una variante urbanistica ad oggi non adottata dal Consiglio comunale, senza Vas e Via, con il rischio di una conseguente illegittimità che può mettere a rischio la certezza dei finanziamenti statali”.

E per concludere: “Il Piano non è corredato - si legge ancora nel ricorso - da alcuna motivazione tecnico-scientifico che consenta di associare le azioni e gli interventi previsti (o esistenti e confermati) con la qualità e la quantità dei risultati raggiungibili nel breve periodo biennale e nell’arco del decennio. Con riferimento alla qualità dell’aria quasi nessuna delle centraline cittadine (di rilevamento, ndr) è funzionante e come si vede analizzando il sito della Rap alla voce ‘qualità dell’aria’, emerge che non vengono trasmessi mensilmente e giornalmente i dati di tutte le centraline ma solo di alcune delle nove dichiarate sul territorio, per cui non si ha alcuna contezza sull’effettiva situazione dell’inquinamento ambientale cittadino”.


Si parla di