Cronaca

Rinasce la raccolta di gessi di Salinas: all'Università si inaugura la gipsoteca

La collezione, che vanta 40 pezzi, è stata completamente riordinata all'interno del Dipartimento Culture e società. Comprende diversi calchi significativi: dal Moscoforo dell’Acropoli di Atene, alla testa dell’Athena Lemnia, passando per la Venere di Milo

Alcuni dei gessi che ospita la gipsoteca

Una raccolta di calchi in gesso di sculture antiche come sussidio all'insegnamento dell'archeologia. A volerla, alla fine dell'800, fu l'archeologo Antonio Salinas e domani, alle 17 all’ottavo piano dell’Edificio 15 del Campus universitario di viale delle Scienze, la gipsoteca rinascerà all'interno del Dipartimento Culture e società.

Contiene un certo numero di gessi attribuiti a due delle più rinomate officine di formatori attive a Roma in quel periodo: le targhette bronzee riportano infatti i nomi dei titolari, tuttora visibili su alcuni pezzi. Si tratta della bottega di Michele Gherardi, il cui nome si legge sulle quattro lastre del fregio del Partenone e sul busto dell’Apollo del Belvedere, e di quella di Leopoldo Malpieri, come attesta il marchio di fabbrica applicato sul calco della Giunone Ludovisi. L’unico esempio di scultura della Sicilia antica presente nella raccolta, l’Efebo di Agrigento, è invece di produzione locale e può essere assegnato con buona probabilità al formatore palermitano Filippo Nicolini.

Oltre sessanta, in tutto, i gessi di sculture antiche raccolti da Salinas, nonostante i pochi mezzi a disposizione all'epoca. La sua fu la prima gipsoteca universitaria concepita a fini didattici nel nostro Paese e può vantare la presenza di due opere di grande pregio: due rarissime repliche della riproduzione miniaturizzata del fregio del Partenone e del fregio del tempio di Apollo Epicurio a Basse in Arcadia, realizzate a Londra dallo scultore scozzese John Henning nei primi decenni dell’Ottocento. La composizione comprende altri calchi particolarmente significativi: il Moscoforo dell’Acropoli di Atene, la testa dell’Athena Lemnia, una grande lekythos ateniese, l’Efebo di Subiaco, la Venere di Milo, il Giove di Otricoli e il rilievo della Nike dell’Acropoli di Atene.

Dopo la morte di Salinas, e per sua volontà, la raccolta di gessi fu trasportata nella sede storica dell’Università, nella Casa dei Padri Teatini di San Giuseppe. Diversi pezzi andarono purtroppo perduti, soprattutto a causa del terremoto del 1940 e dei bombardamenti subiti da Palermo nel 1943. La collezione, ora ridotta a quaranta gessi, rimase nei locali di via Maqueda sino a che, alla fine degli anni ’60, l’intera Facoltà di Lettere e Filosofia fu trasferita nel nuovo Campus Universitario, nell’Edificio 12. Qui, per volontà di Nicola Bonacasa, ordinario di Archeologia Classica e direttore dell’Istituto di Archeologia (poi confluito nel Dipartimento Culture e Società), la maggior parte dei calchi fu esposta negli spazi occupati dall’istituto.

Nel corso del 2015, con il trasferimento del Dipartimento Culture e Società presso l’Edificio 15, fu stata completamente riordinata all’interno di un ambiente ad essa adibito. Ciò ha permesso di recuperare anche i calchi messi in un deposito, che da lungo tempo non erano più visibili. L’allestimento della nuova gipsoteca è stato curato da Simone Rambaldi, ricercatore del Dipartimento Culture e Società, il quale ha ricostruito la storia della raccolta e pubblicato il catalogo dei gessi. Numerosi pezzi, poi, sono stati oggetto di un necessario intervento di manutenzione, ad opera di un gruppo di restauratori e allievi del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Conservazione e restauro dei beni culturali dell’università.
 


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