Il suo numero usato per gli incontri a luci rosse, ma la sim era attiva a sua insaputa: assolto
La storia di un uomo accusato di aver favorito la prostituzione in un finto centro massaggi di via Liguria e scagionato da una perizia grafologica: la scheda era stata comprata usando i suoi documenti e falsificando la sua firma. Condannata invece la titolare dell'attività
Comprare una scheda telefonica e ritrovarsi - a propria insaputa - coinvolti in un giro di prostituzione, addirittura accusati di aver utilizzato quel numero per sponsorizzare in rete un finto centro massaggi di via Liguria e "le più belle ragazze di Palermo". Sembra una trama assurda e invece è proprio ciò che è capitato a D.D.G., 51 anni, che dopo tre anni di indagini e processo è stato alla fine assolto perché è stato chiarito l'equivoco: qualcuno con i suoi dati e falsificando la sua firma aveva infatti attivato un altro numero, utilizzato poi dalla casa a luci rosse.
La storia surreale di D.D.G. inizia - ma lui in quel momento ancora non lo sa - il 26 marzo del 2013, quando entra in un centro di telefonia e acquista una scheda che, peraltro, deve servire come numero aziendale. Firma tutti i documenti e se ne va. Quattro anni dopo, nel 2017, scopre di esser indagato per favoreggiamento della prostituzione: un numero che risulta intestato a lui, infatti, viene utilizzato sul sito www.bakeka.palermo.it per eventuali contatti con il sedicente centro massaggi "Tantra's" di via Liguria. La notizia dell'inchiesta lo stravolge (anche per tutte le difficoltà a giustificare in famiglia quelle accuse) e D.D.G. ovviamente dice subito di non sapere nulla di quel numero e di non avere niente a che vedere con il giro di prostituzione. Inutilmente.
La Procura va avanti e non vuole sentire ragione, anche se dalle indagini - a parte l'intestazione di quel numero - a carico dell'uomo non c'è nulla. La difesa chiede di fare una perizia sui tabulati telefonici, in modo che si accerti che quell'utenza è stata utilizzata soltanto per motivi di lavoro e che non ha alcuna connessione con il centro "Tantra's" di via Liguria. Ma niente da fare.
Alla fine l'uomo finisce a giudizio e il suo avvocato chiede l'abbreviato condizionato ad una perizia grafologica sui documenti legati all'attivazione della scheda, che risultano firmati da lui. Un'istanza che il giudice accoglie e il 15 luglio del 2018, il perito sancisce senza alcun dubbio che quella non è la scrittura dell'imputato. Appare a quel punto chiaro che qualcuno ha utilizzato i dati dell'uomo, falsificando la sua firma, per attivare quello stesso giorno un'altra scheda, di cui effettivamente lui non avrebbe saputo nulla. Da qui - dopo altri due anni - l'assoluzione piena.
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