Mafia

Quarant'anni fa la strage di via Carini, il ricordo: "Dalla Chiesa sfidò Cosa nostra a viso aperto"

Il generale si era insediato come prefetto il 30 aprile '82, quando fu eliminato Pio La Torre, e venne ucciso con la moglie e l'agente di scorta 126 giorni dopo. I funerali con la famosa omelia del cardinale Pappalardo su Palermo-Sagunto e il cartello dei "palermitani onesti". L'ex ispettore Giordano: "Lo vidi passeggiare solo al porto poco prima del delitto"

Il cartello appeso in via Carini, dove fu assassinato il generale Dalla Chiesa

Per combattere il terrorismo i poteri speciali gli furono concessi, ma non per contrastare Cosa nostra. Che, infatti, il giorno del suo insediamento come prefetto a Palermo - il 30 aprile del 1982 - lo "accolse" con l'uccisione del segretario regionale del Partito Comunista, Pio La Torre, e del suo autista, Rosario Di Salvo . E poi la mafia ("cauta, lenta", che "ti misura, ti ascolta, ti verifica alla lontana"), dopo 126 giorni, si sbarazzò anche di lui. Facendo "morire la speranza dei palermitani onesti", come recitava un cartello affisso sul luogo della strage. Esattamente 40 anni, la sera del 3 settembre 1982, in via Isidoro Carini venivano uccisi con raffiche di kalashnikov il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la giovane moglie, Emanuela Setti Carraro, e l'agente di scorta, Domenico Russo. Un eccidio che oggi sarà ricordato con una serie di iniziative, organizzate dall'Arma dei carabinieri e dalla prefettura.

Dalla Chiesa, spedito in Sicilia perché sconfigesse Cosa nostra come aveva fatto in precedenza con le Brigate Rosse, in realtà non venne messo nelle condizioni di agire dalla politica. E, il 4 settembre 1982, giorno dei funerali celebrati a San Domenico, la folla infatti se la prese proprio con i politici presenti, accusandoli di aver lasciato il generale da solo. E' passata alla storia l'omelia del cardinale Pappalardo, che quel giorno tuonò: "Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici... E questa volta non è Sagunto ma Palermo, povera la nostra Palermo".

La commemorazione in via Isidoro Carini | Video

Il ricordo dell'ex ispettore della Dia

L'ex ispettore della Dia, Pippo Giordano, ha voluto mandare un suo ricordo del generale a PalermoToday in occasione dell'anniversario, mettendo in risalto come Dalla Chiesa "sfidò a viso aperto Cosa nostra". In quel 1982 ricorda Giordano "Cosa nostra era padrona del territorio ed era più facile morire che vivere. Non fu tanto una guerra, secondo me, come sostengono gli esperti di mafia, ma piuttosto accadde che Totò Riina per conquistare manu militari l'intera Sicilia, ma non solo, ordinò la morte di tutti coloro che si opponevano al suo strapotere. Anni terribili - sottolinea - quando da poliziotto della squadra mobile palermitana fui coinvolto nell'impari lotta a Cosa nostra. Vidi tra gli altri i cadaveri di Pio La Torre e pure quello del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. E proprio sul generale voglio raccontare un episodio che rappresenta per intero il coraggio e la determinazione di non farsi condizionare dai mafiosi".

Per l'anniversario, annullo filatelico speciale di Poste

"Quell'auto con i cadaveri per denigrare il generale"

Giordano per inquadrare meglio il contesto "barbarico", ricorda come "durante la breve permanenza a Palermo del generale/prefetto Dalla Chiesa, nel cosiddetto triangolo della morte, ovvero Bagheria-Casteldaccia-Altavilla Milicia, era in corso una faida iniziata con la 'strage di Natale'. E proprio per denigrare il generale Dalla Chiesa, Filippo Marchese, detto 'milinciana', ordinò a Salvatore Rotolo, alias 'anatreddu' (arrestato da me e Beppe Montana) di lasciare davanti alla caserma di Casteldaccia un'auto con all'interno due cadaveri. Subito dopo con una telefonata al 112 veniva segnalata l'auto con i cadaveri e i carabinieri venivano invitati con sarcasmo a 'divertirsi'".

"La passeggiata solitaria prima di essere ammazzato"

E poi rievoca un episodio che ritiene emblematico per rappresentare il generale Dalla Chiesa: "Una mattina di sole splendente, con due miei colleghi, entrammo con un'auto civetta nel porto di Palermo e rimanemmo basiti nel vedere Dalla Chiesa, da solo e senza scorta, passeggiare come un normale cittadino. Invertimmo quindi la marcia e l'avvicinammo con l'intento di salvaguardare la sua incolumità. Lui - ricorda Giordano - ci salutò con la mano e con un sorriso ci fece intendere che non aveva bisogno di nulla. Lo salutammo e nell'inforcare l'uscita opposta vedemmo il collega Domenico Russo che sostava con l'auto blindata. Io - conclude - ancora oggi rifletto su quella passeggiata mattutina. Quel giorno lo Stato, rappresentato dal generale Carlo Alberto dalla Chiesa, sfidava a viso aperto Cosa nostra. Purtroppo, dopo qualche giorno da quella passeggiata, in via Isidoro Carini, vidi Dalla Chiesa privo di vita, assassinato insieme a sua moglie, Emanuela Setti Carraro, e al mio collega Domenico Russo".

Il concerto di ieri sera e il monito del generale Teo Luzi

"La memoria è qualcosa di essenziale per la nostra vita, ritornare alle nostre radici è fondamentale per comprendere i cambiamenti del presente, spesso repentini. E' importante non dimenticare. Un popolo che dimentica è un popolo che non esiste". Sono le parole del generale Teo Luzi, comandante generale dei carabinieri, che ieri sera a Palazzo dei Normanni, ha partecipato al concerto dell'Arma per ricordare il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, a quarant'anni dalla sua uccisione.

La banda dei carabinieri - come riporta l'Adnkronos - era diretta dal maestro Massimo Martinelli. Gli ospiti hanno ascoltato I Vespri Siciliani di Giuseppe Verdi ma anche la Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, fino a Nino Rota, autore di celebri colonne sonore che hanno segnato la storia del cinema. E poi, a sorpresa, l'Aida. In chiusura l'inno nazionale di Mameli. L'evento è stato organizzato dalla Fondazione Federico II. In prima fila, tra gli altri, il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, il prefetto Giuseppe Forlani, il professor Nando Dalla Chiesa, figlio del generale, il sindaco Roberto Lagalla, il comandante interregionale dei carabinieri, generale Riccardo Galletta, e i vertici regionali e provinciali di carabinieri, guardia di finanza e polizia.


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