Cronaca

Rubarono 300 chili di arance ma chiedono uno sconto di pena: "Eravamo disoccupati", no dei giudici

Il tentativo di furto è costato decisamente caro a tre imputati, condannati a 2 mesi e a 50 euro di multa. Erano ricorsi in Cassazione per avere le attenuanti generiche in relazione alla loro condizione di disagio economico, ma ora dovranno pure versare 3 mila euro alla Cassa delle ammende

Niente sconti per il tentativo di furto di 300 chili di arance (Foto archivio)

Il tentativo di furto di 300 chili di arance, raccolte da una quindicina di piante, costa decisamente caro a tre imputati: non solo la Cassazione ha confermato la loro condanna a 2 mesi e 50 euro di multa, ma - ritenendo inammissibili i loro ricorsi - ha pure disposto per ciascuno di loro il versamento di 3 mila euro alla Cassa delle ammende.

Il tentato furto fu commesso da F. F., 32 anni, G. S. D. B., della stessa età, e A. M., di 39 anni, e risale a diversi anni fa. La prima sentenza di condanna, emessa dal tribunale di Termini Imerese, è del 19 novembre del 2018. Nel 2021 la Corte d'Appello aveva concesso un piccolo sconto agli imputati. I tre hanno decisdo di impugnare il verdetto, chiedendo tra l'altro il riconoscimento delle attenuanti generiche sia in relazione al loro comportamento processuale, ma anche perché sono disoccupati e vivono dunque una condizione di disagio economico. Questo - a loro dire - li avrebbe spinti a rubare le arance.

La quarta sezione della Suprema Corte, presieduta da Patrizia Piccialli, ha tuttavia ritenuto i ricorsi inammissibili e ha così confermato le condanne.


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