Cronaca

Prete tornato dalla Tanzania positivo al Covid, accertamenti su variante sudafricana

Il sacerdote dieci giorni fa è rientrato dall’Africa dopo essere stato impegnato in una missione. Poi il ricovero all’ospedale di Partinico. Costa: "Sospetto legato esclusivamente alla provenienza del paziente". Accertata invece la presenza della variante inglese

Il laboratorio del Policlinico dove si sequenzia il genoma

Un sacerdote tornato dall’Africa dieci giorni fa è risultato positivo al Covid ed è stato ricoverato all’ospedale di Partinico, accertamenti in corso per scoprire se abbia contratto la variante sudafricana del virus. Il prete è rientrato a Palermo lo scorso 29 gennaio dopo una missione in Tanzania, quindi è stato ricoverato in ospedale giovedì 4 febbraio. 

Per estrema cautela si sta sequenziando il genoma per escludere la presenza della variante sudafricana. "Si tratta di un'ipotesi - spiega il commissario straordinario Renato Costa all'Adnkronos - un sospetto legato esclusivamente alla provenienza del paziente, che è rientrato in Sicilia da un viaggio in Africa e ricoverato al Covid Hospital di Partinico. Al momento non c'è alcuna conferma. In via prudenziale abbiamo isolato il soggetto e stiamo sequenziando l'Rna". 

Identificata variante inglese

E' stata invece scoperta la presenza della variante inglese del virus anche in Sicilia. La conferma arriva sempre da Renato Costa: "Lo abbiamo isolato e tracciato tutti i contratti stretti - dice Costa -. Poi la conferma è arrivata con il sequenziamento del genoma, ma la situazione è sotto controllo, abbiamo bloccato sul nascere la diffusione. Il paziente è guarito ed è tornato a casa". 

La variante sudafricana del Coronavirus

La variante 501Y.V2 è stata identificata per la prima volta in Sud Africa nel dicembre 2020, dove è attualmente la variante più diffusa. Al 25 gennaio 2021 è stata riportata in 31 paesi nel mondo. La situazione ha incominciato a peggiorare tre mesi fa in Sud Africa, quando i casi settimanali sono aumentati e hanno raggiunto un picco ai primi di gennaio. Nelle ultime due settimane il trend è invece decrescente.

Questa variante sudafricana ha mutazioni multiple nella proteina spike, comprese tre mutazioni all’interno del dominio legante il recettore. "Non si conosce l’impatto di questa variante sull’efficacia dei test diagnostici - recita la circolare - Dati preliminari indicano che anche questa variante possa essere caratterizzata da maggiore trasmissibilità; mentre al momento non è chiaro se provochi differenze nella gravità della malattia. Sono in corso studi sulla maggiore frequenza di reinfezioni, in quanto la variante 501Y.V2 potrebbe sfuggire alla risposta anticorpale neutralizzante provocata da una precedente infezione naturale".

I vaccini ne "risentono"? Serve tempo per saperne di più, ma studi preliminari in vitro "hanno evidenziato una riduzione dell'attività neutralizzante contro le varianti VOC SARS-CoV-2 nelle persone vaccinate con i vaccini Moderna o Pfizer-BioNTech rispetto alle varianti precedenti ma i dati per ora sono contrastanti".


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