Cronaca

Scuola, i dubbi del primario di Pneumologia: "Temo che riaprire possa essere un errore"

Intervista al professore Francesco Di Gesù, a capo del reparto dell'ospedale Civico trasformato durante l'emergenza sanitaria in reparto Covid. "Manteniamo alta la guardia e continuiamo a usare mascherine e gel. Meglio usare un ombrello bucato che non averne"

Foto Ansa

“Fino a 45-50 anni fa la leucemia linfatica acuta dei bambini uccideva tutti i soggetti che colpiva, oggi solo 1 su 100 non riesce a sopravvivere. L’uomo, ricordiamolo sempre, è riuscito nella sua evoluzione a piegare la natura”. A dirlo è il professore Francesco Di Gesù, primario del reparto di Pneumologia del Civico (già reparto Covid), ricordando che le principali armi per difendere noi e gli altri dalla seconda ondata di contagi da Coronavirus restano sempre le stesse.

E lo ribadisce con forza in vista della riapertura delle scuole, in Sicilia fissata per il 14 settembre, non nascondendo però la propria preoccupazione su uno dei temi più dibattuti dell'ultimo periodo: “Ne capisco le ragioni ma temo possa essere un grande errore. Gel disinfettante per le mani e mascherine, chi porta avanti una campagna contro questi strumenti è un criminale”.

I contagi nell’Isola, dalla “fase 2” in poi, sono cresciuti costantemente. Secondo l’ultimo bollettino diramato dal ministero della Salute i casi in Sicilia - dove si contano circa 5 milioni di abitanti - dall’inizio della pandemia ad oggi sono stati 4.350 (un caso ogni 1.200 persone circa in più di 6 mesi) su un totale di 351.872 tamponi effettuati. Numeri lontani, anche facendo le dovute proporzioni, da quelli della Lombardia - una regione dove il sistema sanitario sarebbe più “sbilanciato” verso i centri di eccellenza e i privati - dove i casi totali hanno superato quota 100.000. “La popolazione siciliana - spiega il professore Di Gesù - ha recepito bene le prescrizioni delle autorità. Il rispetto delle norme per prevenire i contagi, oltre al lockdown imposto dal governo, hanno sortito i loro effetti. Uno dei problemi più grossi che hanno avuto al Nord Italia ha riguardato il numero di residenze sanitarie assistenziali. In Lombardia se ne contano circa 2.000, qui in Sicilia non arriviamo alla decina”. 

Sino ad oggi, aggiunge il professore Di Gesù, l’andamento quotidiano dei dati sui nuovi casi rilevati non deve creare allarmare. “Tutto sommato sono numeri bassi. Mi preoccupa il ritorno sui banchi di scuola - spiega - perché significherà incrementare i contatti giornalieri e i passaggi fra soggetti che, seppur asintomatici, possono far acquistare virulenza al virus. In autunno dovremo aumentare le protezioni”. Stando all’ultima rilevazione Istat - dati del 2019 riferiti all’anno scolastico 2017/2018 - la popolazione studentesca siciliana (dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di II grado) ammonta 763 mila studenti siciliani, 194.704 dei quali solo nella provincia di Palermo. “Controllare ciò che accadrà a scuola non sarà semplice, nonostante i protocolli sanitari che verranno adottati”. 

Il professore, ricordando l’esperienza fatta anche nei vecchi sanatori, ribatte più volte sul concetto secondo cui l’uomo sarebbe stato capace di sconfiggere le malattie. “La rivoluzione, tanto per fare un esempio, non è stata tanto nella chirurgia che ha fatto sicuramente grandi passi avanti quanto nella medicina in generale. Fare un trapianto - aggiunge il dottore Di Gesù - di per sé può essere un’operazione ‘semplice’, è invece fondamentale evitare il rigetto degli organi. E qui potremmo aprire un capitolo che riguarda il sistema immunologico e i farmaci immunosoppressori. Attualmente ci sono 23 vaccini nella fase finale della sperimentazione. Oltre ai ‘no vax’ ci sono molti altri detrattori, invece io sono fiducioso e penso che agli inizi del prossimo anno avremo un’arma in più. In attesa di avere la soluzione ‘finale’ del vaccino specifico ritengo ci si debba ‘accontentare’ di un vaccino con pochi o senza effetti avversi anche se meno efficace. Si discute per ora della durata degli effetti del vaccino, ma se necessario sarà sufficiente fare un richiamo ogni 6 mesi”. 

Poi conclude: “Una grande fortuna è stata che il Coronavirus è risultato meno aggressivo dei suoi ‘predecessori’ come la Sars-Cov-1 e la Mers. In epoca in cui i ‘no vax’ imperversavano, con lo stesso modello di virus influenzale, anni fa, qui al Civico abbiamo avuto 21 decessi in un solo giorno. Il problema è che in autunno il Covid-19 potrebbe individuare delle sottopopolazioni di persone suscettibili che potrebbero essere attaccate con maggiore violenza che il virus acquisisce fra un passaggio e l’altro. Il rischio chiaramente è che lo studente possa restare contagiato e contagiare a sua volta. Dovremo quindi mantenere alta la guardia e continuare a utilizzare le mascherine e il gel disinfettante o lavare spesso le mani. In ogni caso, se piove, è meglio avere l'ombrello bucato che non averne”.
 


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